Storico sì della Commissione ambiente del Parlamento Europeo all’obbligo di indicare la provenienza della frutta utilizzata in succhi e marmellate, oltre che per il miele per il quale vengono rese ancora più trasparenti le etichette con l’indicazione delle percentuali dei mieli provenienti dai diversi Paesi nelle miscele.

Lo rende noto con soddisfazione la Coldiretti in riferimento all’adozione del progetto di relazione in Commissione ambiente del Parlamento Europeo sulla cosiddetta Direttiva “Breakfast”.

“Un passo importante fortemente sollecitato dalla Coldiretti impegnata da danni nel percorso di trasparenza dell’informazione ai consumatori sull’origine degli alimenti portati a tavola, a tutela della libertà di scelta” ha affermato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che si tratta di “un risultato reso possibile dalla sensibilità dimostrata dagli Eurodeputati che ora dovrà essere mantenuta nel Parlamento in plenaria e poi difesa al trilogo tra Commissione, Parlamento e Consiglio”.

Un obiettivo importante sul piano della salute, dell’economia, dell’occupazione e dell’ambiente per l’Italia, che è il secondo produttore europeo di frutta e che ha detto addio a oltre 100 milioni di piante di frutta fresca negli ultimi quindici anni con la scomparsa che riguarda tutte le principali produzioni, dalle mele alle pere, dalle pesche alle albicocche, dall’uva da tavola alle ciliegie, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Istat. Un risultato che – commenta Nicola Dalmonte, Presidente di Coldiretti Ravenna – oltre a tutelare la qualità della nostra frutta, può contribuire a valorizzare e rilanciare il comparto della frutticoltura romagnola, vera fruit-valley italiana, colpita oltre che dalle calamità meteoclimatiche e dalle invasioni della cimice asiatica, anche dalle importazioni di prodotti low cost di frutta da destinare alla trasformazione industriale in suchi e marmellate dall’estero dove spesso non vengono rispettati gli stessi criteri in termini di rispetto dell’ambiente, del lavoro e della sicurezza alimentare, secondo il principio di reciprocità”.

La svolta in atto sulla frutta completa un percorso iniziato nel 2000 con l’obbligo di indicare la provenienza della carne bovina consumata che si è esteso grazie alla battaglia della Coldiretti  in Europa e in Italia, dal latte alla passata di pomodoro, dai formaggi ai salumi, dal riso e pasta fino a decorrere dal 1 gennaio 2025 alla frutta e verdura in busta, noci, mandorle, nocciole ed altri frutti sgusciati, agrumi secchi, fichi secchi e uva secca, funghi non coltivati e zafferano.