“Il Piano Territoriale del Parco della Vena del Gesso (Piano) e il Piano Infraregionale per le Attività Estrattive (PIAE), definitivamente assunti dalla Provincia di Ravenna il 20 dicembre 2023, mancano di una visione d’insieme e, peggio ancora, mancano di un sistema organico che abbia al suo centro la tutela della Vena del Gesso romagnola rispetto alla sua distruzione ad opera della cava di Monte Tondo” la critica arriva dalla Federazione Speleologica Regionale dell’Emilia-Romagna, ovvero da coloro che hanno fatto partire la candidatura che ha portato i fenomeni carsici regionali ad essere riconosciuti Patrimonio dell’Umanità.

Il piano approvato non amplia l’area estrattiva limitandosi a quanto sancito dalle norme vigenti: “Purtroppo non ha recepito apertamente le esortazioni contenute nell’apposito studio propedeutico al PIAE stesso, commissionato dalla regione Emilia-Romagna, che raccomanda la cessazione dell’attività estrattiva all’esaurirsi del prossimo periodo autorizzativo. Ha poi incomprensibilmente sottovalutato l’impatto devastante sui fenomeni carsici.
Il Piano fa di peggio, non ignora le regole, ma le interpreta piegandole a vantaggio dell’attività estrattiva. Con bizzarri artifizi, quali l’ampliamento della sottozona di Monte Tondo oltre il limite del PIAE, oppure con l’ambigua formula adottata in caso di intercettazione di grotte ad opera della cava, di fatto riduce la tutela dell’ambiente così svilendo il ruolo stesso del Parco”.

Tutto questo viene motivato con “le esigenze occupazionali, lo sviluppo “sostenibile” del territorio, il pericolo dello spopolamento della montagna (anche se sarebbe più corretto dire di collina). Le amministrazioni locali, nei 20 anni trascorsi e ancora oggi con la definizione del Piano e del PIAE, dimostrano la loro incapacità di vedere possibili alternative alle modalità di produzione e di occupazione ormai obsolete. Purtroppo constatiamo ancora una volta la volontà di ridurre l’incidenza delle norme di tutela del paesaggio e dell’ambiente, anziché attivare percorsi di riconversione economica basata sull’utilizzo di materie prime rinnovabili e alternative alla distruzione della Venna del Gesso”.

La Federazione denuncia un atteggiamento di ostruzionismo nei confronti delle proposte avanzate nella discussione del piano: “Le proposte avanzate dalla Federazione e da altre associazioni non sono state considerate, nei fatti respinte o ritenute non pertinenti. Ciò non riduce il nostro impegno futuro. Continueremo a mettere a disposizione le nostre conoscenze e riflessioni per il pubblico amministratore, per il politico e per i cittadini”.

“Nel Piano e nel PIAE e se pure in modo contradditorio e generale, in qualche maniera viene riconosciuto quanto abbiamo da sempre sostenuto: la irreversibile devastazione della Vena del Gesso, l’incompatibilità dell’attività estrattiva con il paesaggio e l’ambiente, con le norme di tutela e con il Patrimonio Mondiale.
Vengono, se pure genericamente, ripresi e ribaditi alcuni concetti che, se adeguatamente applicati, consentono di ridurre il danno irreversibile dell’attività estrattiva. In sintesi:
che nella sottozona di Monte Tondo, oltre l’attuale limite del PIAE, non può svolgersi l’attività estrattiva;
che l’attività estrattiva non può causare la modifica o l’alterazione di grotte, doline risorgenti o altri fenomeni carsici superficiali o sotterranei”.

“Come Federazione continueremo il nostro impegno per salvare la Vena del Gesso. Serve un cambio di passo da parte degli amministratori e dei politici che, anziché modificare le norme di tutela per potere continuare a distruggere l’ambiente, avviano una fase di cambiamento affiche, come raccomandato nello studio propedeutico al PIAE, sia da “considerare il nuovo periodo di attività come l’ultimo possibile e concedibile”.
Vigileremo affinché i fenomeni carsici epigei e ipogei non siano distrutti e siano adeguatamente protetti e non venga disperso il patrimonio di conoscenze che racchiudono.
Ribadiamo la nostra disponibilità a svolgere, come abbiamo fatto negli oltre 12 anni passati, il monitoraggio dei sistemi carsici.
La Vena del Gesso e i fenomeni carsici in essa contenuti una volta distrutti non tornano più. Abbiamo il dovere di difenderli. Essi appartengono a tutti anche alle generazioni future. Sono un Patrimonio Mondiale UNESCO”.