Cgil, Slc e Spi Cgil saranno in piazza Garibaldi a Ravenna, giovedì 3 aprile a partire dalle 11, di fronte all’ufficio postale del centro storico, per informare la cittadinanza sulla difficile situazione in Poste Italiane e sui referendum dei prossimi 8 e 9 giugno. “L’iniziativa avviene in un momento e in un luogo significativi – commentano Manuela Trancossi, Maura Masotti e Saverio Monno, segretari generali territoriali di Cgil, Spi e Slc –. Gli uffici postali, come i centri di distribuzione e recapito, sono nel mezzo di una brutale riorganizzazione che sta portando alla chiusura di centinaia di strutture fondamentali sul territorio”.
È di pochi giorni fa la notizia che Poste Italiane ha ampliato la sua partecipazione in Tim, rilevando quote dai francesi di Vivendi e diventandone il principale azionista. Solo poche settimane prima l’azienda di Tesoro e Cassa Depositi e Prestiti aveva dato notizia degli utili da record (ben 2,1 miliardi di euro) conseguiti nel corso del 2024.
“Tutto tace però sul piano di ulteriore privatizzazione annunciato dal Governo. E l’euforia di azionisti e investitori appare del tutto immotivata vista dalla provincia. Appare chiaro, infatti, che si sta proseguendo un percorso di razionalizzazioni e dismissioni che avanza da almeno un decennio. Siamo passati da un monopolio pubblico a uno privato. A farne le spese sono stati cittadini, utenti, lavoratrici e lavoratori. Il lavoro in Poste è diventato sempre meno sicuro, sempre più frenetico, stressante, povero, precario, ricattabile. In dieci anni sono andati persi circa 20mila posti di lavoro, sono proliferati contratti a tempo determinato e part-time involontari. Tutto questo mentre si faceva sensibile, e generalizzato, il peggioramento dei servizi alla cittadinanza”.
“Gli uffici postali erogano servizi fondamentali, soprattutto ad anziani e pensionati, per i quali la prossimità è ancora un valore imprescindibile – dicono i sindacalisti – . In tutto il Paese sono stati chiusi circa 700 uffici postali, molti altri osservano orari ridotti (con aperture a giorni alterni o chiusure pomeridiane) e migliaia di cittadini in tutto il Paese non ricevono più regolarmente la posta. In provincia di Ravenna, riorganizzazione dopo riorganizzazione, tra il 2012 e l’inizio del 2025, il personale si è pressoché dimezzato e sono aumentati gli straordinari, anche quelli non remunerati. Con l’ultima riorganizzazione, dall’inizio dell’anno, abbiamo preso atto della chiusura dell’ufficio postale di via Meucci e della riduzione delle giornate di apertura degli uffici di Coccolia, Fognano, Granarolo, San Zaccaria e Santerno. Saremo in piazza per promuovere la più ampia partecipazione al voto per i referendum del 8 e del 9 giugno, per spiegare che la precarietà del lavoro cancella il futuro di tutte e di tutti e impoverisce il Paese, ma anche per proseguire una mobilitazione contro le politiche industriali di Poste Italiane che si dimostra più sensibile alla remunerazione dei suoi azionisti, che al rispetto dei suoi dipendenti e dei suoi utenti. Il voto è davvero la nostra rivolta. Andare a votare, e votare cinque SÌ, può davvero restituirci un Paese più giusto, dare dignità al lavoro e alle persone”.



























































