Una persona su cinque ha dichiarato di aver subito aggressioni fisiche; una su due di aver ricevuto minacce o insulti e quasi tre su quattro sono state calunniate o derise.
Sono i risultati emersi dall’indagine promossa dalla Regione Emilia-Romagna e rivolta alle persone Lgbtqi+ per indagare sul fenomeno, spesso sommerso, delle discriminazioni e violenze determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere.
La ricerca si è svolta tra il 15 luglio e il 9 ottobre attraverso un questionario disponibile sul sito Parità della Regione, diffuso in collaborazione con le associazioni Lgbtqi+ dell’Emilia-Romagna. E rientra nell’ambito di un più ampio progetto che la Regione ha avviato nel 2021 in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia applicata (Fisppa) dell’Università degli Studi di Padova.
“Vogliamo rafforzare e sostenere con misure concrete la battaglia contro le discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale. E conoscere è il primo passo per mettere in campo politiche efficaci. Questa indagine ci fornisce un primo interessante spaccato che vogliamo approfondire con successive ulteriori elaborazioni”, ha spiegato l’assessora regionale alle Pari opportunità Barbara Lori.
Sono stati 1.125 i questionari raccolti, di cui 1.054 ritenuti validi (93,6%). Di questi: il 98,2% da persone di nazionalità italiana, l’88% residenti in Emilia-Romagna e per la quasi totalità dei casi (99,2%) domiciliati in regione.
Dei 1.054 questionari validi, il 47% è stato compilato da uomini (l’87,7% dei quali si definisce gay, l’8,1% bisessuale , mentre il 4,1% dichiara altre autodefinizioni); il 38,7 % da donne (il 56,7% delle quali si dichiara lesbica, il 25,6% bisessuali, mentre la percentuale che opta per altre definizioni è del 17,2%). Il 14,3% dei questionari validi raccolti fa riferimento a persone che si definiscono trans/non binarie. (ANSA).