“Facciamo così io Sono Ivano che abito in questa città con questo patrimonio artistico e un giorno arriva uno straniero e mi dice ma non lo vedo questo tuo patrimonio artistico di cui tu sei tanto orgoglioso e che merita tanto dove l’hai messo?

Come girati attorno rispondo  e vedrai e lui asserisce,  vedo solo colate  di cemento, campi espropriati per un’industria chiamata progresso, intanto si perde la propria coltura  e cultura.
Posti tutti uguali, vetrine illuminate,  strade e marciapiedi dissestati, una città trasandata e  posti dove ognuno dove ogni lucignolo,
 va in solitudine a comprare cibo e altro e si sposta in un’altra scatola dove c’è tutto il contrario di tutto, dove c’è niente perché niente ha valore. Se non una mera sussistenza,  che  si guarda attorno,  tutto il pieno del grande vuoto.
Che fine ha fatto il sogno che puoi trovare dentro a San Vitale a Galla Placidia, nella Basilica di Classe, a Sant’Apollinare Nuovo.
 Dove è andato perdendosi?
Poi ti volti e lo straniero ti conduce  e guardi con nuovi occhi il tuo patrimonio è sparito tutto è omologato è quello che viene visto come meraviglia, rimane impacchettato e magnificato senza che attorno ci sia uno sguardo che trasluce di un mosaico sognante.
Così lo straniero torna a casa sua, io rimango esterrefatto dov’è andato il mio patrimonio o la mia città in quale scatola infossata si è seduta, in quel tutto uguale per non guardare oltre, senza orizzonte vitale.”
Firmata Ivano Mazzani