Venerdì 6 giugno alle ore 20.45, nella sala conferenze del Museo di Scienze Naturali in Via Medaglie d’Oro, 51 a Faenza, sarà presentato il libro “Romagna selvatica – Ieri e oggi”, scritto da Eraldo Baldini e Massimiliano Costa (Edizioni Il Ponte Vecchio). La serata è organizzata in collaborazione con Bottega Bertaccini.
C’è stato un tempo, neanche troppo lontano, in cui la Romagna era davvero “selvatica”. Fino alla seconda metà del Settecento, nelle selve collinari e montane della Romagna viveva l’orso. Le zone umide, fino a due secoli prima, ospitavano il pellicano, e in epoca tardo-medievale era ancora presente il castoro. La lontra è scomparsa solo da una cinquantina di anni.
Il lupo, che pareva estinto, ha invece trovato modo di “resistere” e, oggi, di rioccupare una buona parte del territorio romagnolo, così come ha fatto l’istrice, mentre in alcune aree si sono rinsaldate le popolazioni di cervo nobile, martora, gatto selvatico, e, grazie anche ad accorgimenti voluti dall’uomo, vivono qui oggi alcune colonie di cicogne.
Riguardo all’avifauna, ciò che maggiormente spicca in Romagna è non solo il moltiplicarsi della quantità degli esemplari, ma anche la comparsa stabile di molte nuove specie divenute in breve abbondanti: dall’iconico fenicottero al cormorano, dall’ibis sacro all’airone guardabuoi, dal cigno reale alla tortora dal collare, al picchio nero, ecc.; diverse specie di rapaci ed acquatici sono da considerare “nuovi arrivi” o hanno comunque trasformato la loro presenza da sporadica e occasionale in stabile e significativa.
Allo stesso tempo sono comparsi animali come l’abbondante nutria, lo sciacallo dorato, in qualche zona persino il visone, il procione, in altre (in abbondanza) il daino, mentre si è moltiplicata la popolazione di cinghiali.
Riguardo all’avifauna, ciò che maggiormente spicca in Romagna è non solo il moltiplicarsi della quantità degli esemplari, ma anche la comparsa stabile di molte nuove specie divenute in breve abbondanti: dall’iconico fenicottero al cormorano, dall’ibis sacro all’airone guardabuoi, dal cigno reale alla tortora dal collare, al picchio nero, ecc.; diverse specie di rapaci ed acquatici sono da considerare “nuovi arrivi” o hanno comunque trasformato la loro presenza da sporadica e occasionale in stabile e significativa.
Allo stesso tempo sono comparsi animali come l’abbondante nutria, lo sciacallo dorato, in qualche zona persino il visone, il procione, in altre (in abbondanza) il daino, mentre si è moltiplicata la popolazione di cinghiali.
Una situazione in costante evoluzione di cui studiare sia il passato, sia il presente, sia le prospettive future: un compito che si sono assunti lo storico e antropologo culturale (nonché romanziere) Eraldo Baldini, e un biologo, zoologo ed esperto di scienze ambientali, Massimiliano Costa, oggi Direttore del Parco del Delta del Po, che insieme hanno appena pubblicato un corposo libro (344 pagine) ampiamente illustrato, frutto di anni di lavoro.


























































