Ivano Mazzani, noto per la sua attività di organizzazione di eventi culturali, invia una lettera aperta al direttore generale di Ausl Romagna, dopo una nottata passata al Pronto Soccorso di Ravennna.

“Buongiorno signor Carradori tre anni fa mi rispose una mia lettera nella mese di luglio, dove avevo definito come ‘girone infernale’ il Pronto Soccorso, evidenziando le difficoltà incontrate da mia madre, che poi purtroppo è deceduta. Vorrei raccontargli la mia esperienza di ieri e stanotte”.

“Il 24 giugno sono stato operato in urologia di una di un tumore alla vescica e qui fino a qui tutto bene. Sono stato dimesso il 27 giugno poi domenica 29 giugno nel pomeriggio una grande colica renale con presenza di sangue nelle urine. Ho chiamato il 118 e alle 16 mi portano al pronto soccorso. L’infermiere del triage fa le analisi del sangue e mi mette una piccola flebo di antodorolifico. Le dirò che poi verso le 17, la colica che avevo in atto era di un doloroso mostruoso. Sono stato sulla barella dalle 17 alle 21; erano presenti anche i miei amici che cercavano visto le ccondizioni di sostenermi e hanno chiesto anche agli infermieri più volte un antidolorifico più potente”.
“Alle 21, dopo un assidua resistenza fisica, mi sono alzato e ho battuto le mani nella porta del medico. Ha aperto un giovane infermiere gentilissimo e mi ha detto “io sono solo e c’è anche un solo medico”. Io ho risposto che ero da quattro ore che soffro su una barella con un dolore pazzesco. Secondo lei signor Carradori, questo è il rispetto e la dignità che si devono dare ai pazienti? Io non me la prendo né col medico né con l’infermiere me la prendo con un’organizzazione indegna di tutelare le persone e i pazienti e questa la chiamano sanità pubblica, fiore all’occhiello”.
“Dopo le 21.30, mi è passato il dolore e sono stato fino alle quattro del mattino su una barella. Alle 4 erano ormai 11 ore che ero lì, mi sono alzato e sono andato dal  giovane medico e gli ho detto che non erano ancora riusciti a visitarmi, a fare una diagnosi e mettere insieme le parti per provare poi a strutturare un percorso di cura. Ho ricordato anche che venivo da un’operazione per un tumore alla vescica e che, nonostante ciò, loro mi avevano dato il braccialetto azzurro: quello che mi stava capitando era in netta correlazione con l’operazione che avevo vissuto”.
“Ho avuto una discussione civile con il medico che ne ha già di sue. Ma un paziente non può essere messo nelle condizioni di difendersi da solo questo semmai lo dovrebbe fare un Tribunale del Malato che però è solo sulla carta e non ha nessun potere, né contrattazione.
In questo modo a cascata spesso c’è un’organizzazione del lavoro che non risponde al benessere e alla salute delle persone. Si danno responsabilità a un infermiere e a un medico con tanti pazienti sopra le barelle”.
“Io credo che questo modo di fare sia alla fine disumano e anche un po’ cinico, ho aspettato quattro ore per avere un calmante, avevo un dolore molto molto lancinante e alla fine la realtà è che c’è solo un infermiere e un medico ed è la pura verità, per tanti pazienti. Quei pazienti che non sono capaci di attendere che stanno su una barella rotolarsi dal dolore”.
“Vede signor Caradori forse non è facile  fargli capire il dolore che uno soffre su quella barella, c’ero io dentro quel dolore e ci ha messo tutto l’impegno per non mettermi in difficoltà e mettere in difficoltà gli altri. C’è un limite a tutto: io sono una persona, devo  essere rispettata tutelata e curata. Fare la mia parte anche con dei doveri perché io rispetto chi lavora e ho grande considerazione. Mi piacerebbe che  lei entrasse nel merito non per scaricare su qualcun altro, partendo proprio dal pronto soccorso, dove vedo decine di persone aspettare ore e ore a volte spesso in una condizione di dolore e non parlo solo di me.  Una volta lo chiamai il pronto soccorso il girone infernale, ma magari è anche peggio.
 Esagero? Buona giornata Ivano Mazzani”