“Oggi, 16 maggio, è il giorno in cui a Ravenna sono chiusi precauzionalmente i servizi educativi, le scuole di ogni ordine e grado, compresi i centri di formazione professionale, i centri di aggregazione giovanile, i centri diurni per anziani e disabili e i centri socio – occupazionali. I timori sono legati alla pioggia ma anche alle mareggiate, per cui i rischi attraversano tutte le fragilità del territorio senza eccezioni. Oggi è anche il giorno da cui, idealmente, iniziamo a vivere a prestito. Ieri, infatti, si è esaurita la possibilità di ricorrere al rinnovamento delle risorse naturali italiane per soddisfare il fabbisogno nazionale. Con l’overshoot day viene accertato il momento in cui l’impronta ecologica per persona (parametro che tiene conto di quante risorse consuma mediamente un singolo cittadino) eccede la biocapacità globale per persona. Si fa teorico riferimento alle persone ma in realtà si può misurare solo quando le comunità sono sufficientemente grandi. Così non sappiamo esattamente quando sia stato l’overshoot day per l’Islanda e nemmeno per Ravenna. Lo sappiamo però per il nostro Paese: noi consumiamo l’equivalente di 2,7 Italie ogni anno.

Sappiamo anche quali sono le cause di questo “disavanzo”.  Vanno dall’aumento del fabbisogno energetico alla siccità, alle deforestazioni, ad un’urbanizzazione incontrollata e all’uso eccessivo di fonti fossili. In pratica si tratta delle stesse cause da cui si originano i sempre più frequenti eventi “estremi” con cui ci confrontiamo oggi anche nel nostro piccolo ravennate. Lo chiamiamo maltempo, ma è stato il clima impazzito per l’innalzamento delle temperature a provocare gli allagamenti di inizio maggio, e anche di quelli di gennaio e del novembre precedente. E, come detto, le principali cause dello sbilanciamento nell’impiego delle risorse rinnovabili sono le stesse che producono gli eventi estremi (siccità o bombe d’acqua e disgelo dei ghiacciai che sia) e ne amplificano le conseguenze. Parliamo essenzialmente del riscaldamento climatico dovuto all’immissione di gas serra e, particolarmente, di quel gas metano che il “nostro” Sindaco coccola amorevolmente. Parliamo anche del consumo di suolo, selvaggiamente impermeabilizzato proprio dalle infinite autorizzazioni rilasciate da de Pascale nel precedente mandato e continuate senza freno anche in questo.

Ravenna in Comune denuncia da tempo che al cambio di passo annunciato da de Pascale nel 2019 non è seguito un bel nulla e tutto è proseguito come prima. E allora, non nascondiamoci dietro al dito. Se è un provvedimento formale del Sindaco a chiudere le scuole, si deve anche a un suo mancato provvedimento il dovervi ricorrere. Finché la dichiarazione per l’emergenza climatica proposta da de Pascale e votata dal Consiglio Comunale il 16 luglio 2019 resterà un pezzo di carta senza seguito, ad aver seguito saranno solo gli eventi estremi, gli allagamenti e le scuole chiuse. Le risorse dell’Italia si sono esaurite ieri, quelle di Ravenna molto prima, come certifica l’ISPRA. E la pazienza della cittadinanza quando si esaurirà?”