Oggi è la ricorrenza di una serie contemporanea di morti su lavoro quante solo un’altra volta hanno colpito il nostro territorio. La sola differenza è che i 13 morti della Mecnavi sono commemorati ogni anno facendo riferimento ad un criminale attentato alla sicurezza del lavoro. I 13 morti che erano sull’elicottero della Elitos che stava volando verso una piattaforma estrattiva AGIP sono ricordati quasi come fossero state vittime di una fatalità. Eppure quella del 25 novembre 1990 è stata una strage di lavoro anche se rimasta senza condanne.

Il miglior modo di onorarne il ricordo, per rispettare il dolore che la loro morte ha provocato 32 anni fa, è insistere perché di tutti gli infortuni su lavoro sia data notizia completa, la causa di ogni morte su lavoro sia portata alla luce, ogni responsabilità sia accertata, ogni colpevole sia condannato, ogni pena carceraria sia effettivamente subita. Troppo spesso non accade.

Quasi nessuno ha saputo, ad esempio, che un operaio poco più che ventenne martedì mattina si è gravemente infortunato (40 giorni di prognosi) in una cisterna del porto. Come sempre avviene nessuna informazione è stata data che indicasse il datore di lavoro, il committente in caso di appalto, le dinamiche che hanno portato a quanto accaduto. Così come non conosceremo mai l’esito della eventuale indagine e dell’eventuale processo a carico di un eventuale responsabile.

Anche a questo fine doveva operare quell’Osservatorio preteso da Ravenna in Comune sin dalla propria entrata in Consiglio Comunale nel 2016, deliberato senza contrari nel 2019 e ritirato fuori dal cappello, dopo molte false partenze, solo il 10 novembre scorso quando il Prefetto di Ravenna ha informato di aver formalmente insediato l’Osservatorio sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro. L’Osservatorio, appunto, doveva raccogliere e diffondere i dati sulle ricorrenze infortunistiche per consentire un puntuale e continuativo lavoro ispettivo. Solo un’efficace attività di accertamento delle eventuali violazioni delle norme sulla sicurezza può cercare di controbilanciare gli appetiti malsani del padrone più interessato al profitto che alla salvaguardia di chi glielo procura.

Come Ravenna in Comune insisteremo anche da fuori Consiglio perché all’annuncio del Prefetto non segua il vuoto che ha accompagnato i precedenti tentativi finiti nel nulla. È il solo modo onesto di manifestare rispetto per chi morì 32 anni fa:

Angelo Aprea, Giancarlo Baroncelli, Alberto Bellinelli, Claudio Beltrami, Antonio Graziani, Giovanni Melfi, Domenico Montingelli, Idilio Nonnato, Giuseppe Paolillo, Nicola Pelusio, Simone Ratti, Giancarlo Semenzato e Stanislao Serpe.”