Il progetto Biodiversità di interesse alimentare: salvaguardia e recupero di cultivar tradizionali locali nasce grazie ad un finanziamento del GAL Gruppo di Azione Locale denominato “L’Alta Romagna” , con sede a Sarsina, nell’ambito della Misura 19 del PSR 2014-2020.

Lo scopo principale del progetto è ricercare  nell’area appenninica romagnola (Province di Ravenna e Forlì-Cesena)  a cui fa riferimento il GAL L’Altra Romagna, antiche varietà locali tradizionali sia cerealicole (come ad esempio il mais) che orticole (es. fagioli, ceci, fave, piselli).

Queste varietà locali tradizionali, denominate sulla base delle leggi europee e nazionali «Varietà da Conservazione», hanno origine sul territorio e rappresentano la memoria storica (cultura rurale, saperi popolari, pratiche locali) e la memoria biologica dell’agricoltura; hanno spesso un’elevata capacità di tollerare gli stress sia biotici (parassiti) che abiotici (cambiamento climatico, come la siccità) e sono in molti casi caratterizzate da interessanti sapori ed eccellenti proprietà nutrizionali, tanto da essere utilizzate come ingredienti per gustosi piatti tipici della tradizione locale. Tuttavia, si tratta di entità a forte rischio di erosione genetica, in quanto, a causa della loro scarsa produttività, molte sono oramai cadute in disuso, soppiantate da varietà moderne, più produttive, ma di solito meno interessanti sul piano del gusto e meno adattate al territorio locale.

Questo progetto sarà realizzato tramite ricerche bibliografiche e visite alle aziende agricole presenti sul territorio con interviste agli agricoltori, nonché pensionati che curano gli orti famigliari ed appassionati in genere di orto, ortaggi, “antichi grani”, documentandone le testimonianze.

I campioni di semi raccolti verranno inviati alla Banca del Germoplasma vegetale dell’Università di Pavia, struttura specializzata nella conservazione ex situ a lungo termine dei semi, che saranno sottoposti ad un processo di disidratazione (a 15°C e 15% Umidità Relativa) e successivo congelamento (a -20°C), grazie al quale potranno essere conservati per un periodo anche superiore a 200 anni (es. mais).

Ciò consentirà non solo di scongiurare il pericolo che queste antiche varietà vadano perse per sempre, ma garantirà una solida base di agro-biodiversità locale che potrà servire per futuri progetti di recupero ambientale, come per altro già sta avvenendo in Emilia-Romagna con il progetto RICOLMA “RIcupero, Caratterizzazione, COLtivazione del Mais Antico” (Capofila Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza), cofinanziato dall’operazione 16.1.01 del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Emilia-Romagna, in cui l’Università di Pavia è partner assieme al Centro Ricerche Produzioni Vegetali (CRPV) e 8 aziende agricole locali.

Le attività di recupero, caratterizzazione e conservazione ex situ di varietà ortive e cerealicole tradizionali locali proseguiranno fino al 31/12/2020 e saranno accompagnate da eventi divulgativi, degustazioni e attività promozionali coordinate dal Parco.

Si invitano tutti coloro che coltivino o abbiano informazioni su antiche varietà ortive o cerealicole coltivate nel territorio del Parco o nelle sue vicinanze a contribuire allo sviluppo di questo progetto, inviando una segnalazione ai seguenti contatti: Prof. Graziano Rossi, Università di Pavia: Tel. 0382 984854; e-mail graziano.rossi@unipv.it; Stefano Tempesti: Tel. 347 5074386; e-mail stefano.tempesti@studio.unibo.it

Il progetto è gestito come incarico per la raccolta semi, che sarà svolta dall’Università di Pavia, dal Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi (rif. Dr Davide Alberti, Sede di Santa Sofia, FC).