Martedì scorso è stata avviata, su iniziativa di Lista per Ravenna condivisa da Lega Nord e Forza Italia, la procedura che porterà il consiglio comunale a discutere e ad approvare o respingere, con la maggioranza assoluta dei suoi 32 membri, la proposta di “Costituire una commissione di indagine sulla tutela dei minori e delle loro famiglie”. La vicenda di Bibbiano non è in discussione, essendo stato sempre chiaro che la giustizia penale abbattutasi su quel Comune emiliano non ha coinvolto nell’inchiesta alcun nominativo o caso delle province romagnole. Bibbiano ne è stato solo la molla, per il fatto che l’assistenza sociale, minori compresi, è di competenza esclusiva delle Regioni, da cui è perciò regolata e vigilata da capo a fondo. Abbiamo dunque scritto che “la rete dei servizi per i minori del reggiano potrebbe non essere stato un fenomeno isolato, al punto da potersi rivelare come sintomo di un quadro deteriorato del sistema socio-educativo e di tutela dei minori della nostra Regione”. Il consiglio comunale di Forlì aveva già costituito a fine luglio, con l’unanimità dei consiglieri votanti, lo stesso tipo di commissione; lunedì 23 settembre, sempre all’unanimità e con la sola astensione del PD e dei Cinque Stelle, ha poi eletto una consigliera della Lega presidente della commissione, che avrà anche“il compito specifico di capire la fondatezza di segnalazioni arrivate nel frattempo sul tavolo dell’assessore al welfare” (che a Ravenna corrisponde ai Servizi sociali). Noi abbiamo ripreso tal quale la proposta fatta a Forlì.

LE DIFFICOLTà INCONTRATE – Secondo il regolamento vigente a Ravenna, il Consiglio comunale può esaminare le proposte di commissioni d’indagine solo se firmate da almeno 8 consiglieri su 32 (20 di maggioranza, 12 di opposizione). Fin dal 22 agosto abbiamo dunque scritto a tutti per raccoglierne le adesioni, confidando che “coinvolgano l’intero arco politico dell’assemblea civica elettiva”. Ci abbiamo messo 32 giorni per arrivare alle otto firme minime, che sono state apposte da tutti i consiglieri di Lista per Ravenna, Lega Nord e Forza Italia, più il gruppo Cambierà (che aveva aderito fin dal primo giorno). Ci auguriamo che in Consiglio diventino almeno 17 (minimo richiesto), ripetendo che non si tratta di fare un’inchiesta giudiziaria né di incolpare nessuno, bensì di fare trasparenza su un servizio pubblico delicatissimo, per sua natura estraneo alla conoscenza dei non addetti e agli stessi consiglieri comunali.

UNA COMMISSIONE CHE FACCIA VERA CHIAREZZA – Il 10 settembre, una consigliera comunale di opposizione che non ha firmato la proposta ha presentato al sindaco un’interrogazione, pubblicata poi sulla stampa sotto il titolo: “Scandalo Bibbiano: “Fare chiarezza sulla gestione degli affidi e dei minori””. La risposta è arrivata in Consiglio comunale il 24 settembre, con tanta fulmineità e con tanta passione dell’assessora addetta, che le interrogazioni dell’opposizione non se le sono mai sognate. Accogliendo la richiesta avanzata nell’interrogazione, l’assessora stessa (di “Sinistra in Comune”), ha annunciato l’accordo raggiunto tra lei stessa e il presidente (PD) della commissione Servizi sociali, secondo cui questa commissione sarà convocata prossimamente per “Fare chiarezza sulla gestione degli affidi e dei minori”, con la partecipazione dei Servizi sociali, del Servizio sanitario, del Tribunale, del Centro per le famiglie, di un Gestore, di una famiglia affidataria e di un cittadino con una storia personale. Stando così le cose, dovrà essere convocata congiuntamente anche la commissione Sanità pubblica. Si tratta però di due delle 10 commissioni consiliari permanenti, che si riuniscono in media 200 volte l’anno al massimo per tre ore pomeridiane, da non confondere con le commissioni di indagine, che vengono istituite per andare a fondo su talune tematiche complesse e si riuniscono tante volte quante servono per redigere e approvare la relazione finale, poi sciogliendosi. I suoi attori principali sono i consiglieri che le compongono, non gli invitati. C’è dunque da chiedersi, una volta ascoltata almeno una decina di relatori, per quanti minuti secondi potranno almeno interloquire i 28 membri delle due commissioni di cui sopra. Essendo pubbliche, non possono inoltre esservi trattati fatti che, attenendo a minorenni, specie se sottoposti a provvedimenti del Tribunale, sono coperti da segreto d’ufficio: essi possono essere invece discussi appieno nelle commissioni d’indagine, svolte in seduta riservata, senza che ai commissari possa essere opposto alcun segreto, essendone loro stessi vincolati.

Noi parteciperemo con interesse alla progettata kermesse dei Servizi sociali di Ravenna, certi che l’ostessa ci farà assaggiare, a sua scelta, sorsate di vino prelibato. Purché sia però il prologo della commissione d’indagine, nella quale, insieme al resto, sia discussa, come a Forlì, “la fondatezza di segnalazioni arrivate nel frattempo”: quelle finora pervenuteci, che porteremo in commissione, e quelle che ulteriormente perverranno entro la data che la commissione fisserà. Vedremo

Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna), Samantha Gardin (Lega Nord) e Alberto Ancarani (Forza Italia)