Il Comune di Ravenna ha lodevolmente finanziato un bando per l’assegnazione di contributi a favore della pratica sportiva minorile, rivolto alle famiglie con reddito ISEE 2017 non superiore a 15 mila euro, i cui figli fra i 6 e i 18 anni abbiano praticato uno sport per almeno quattro mesi, nell’anno sportivo 2016/2017, presso società o associazioni sportive riconosciute. Il contributo fissato è di 150 euro per ogni minore, su spesa documentata non inferiore a tale cifra, altrimenti pari alla cifra spesa, per un massimo di 400 euro a famiglia.

Le domande in regola, tutte accolte, sono state 211, di cui 116, pari al 55%, presentate da famiglie straniere. Di più. Secondo il bando, le domande sarebbero state accolte entro il limite del fondo finanziato, pari a 40 mila euro. Vi rientravano solo 201 famiglie, tra cui tutte le 116 famiglie straniere, pari dunque al 58%. Le 11 rimaste fuori erano, in singolare blocco, tutte italiane. Sono rientrate tra le beneficiarie con uno strappo più che giustificato, elevando la somma complessivamente erogata a 42.417 euro.

Italiani dopo a Ravenna
Il fenomeno non stupisce, dato che il bando era aperto a tutte le famiglie residenti nel comune di Ravenna da appena un anno. Così come non stupisce che le famiglie straniere residenti a Ravenna, pari al 12,5%, circa 20 mila su 160 mila, facciano incetta, mettendo in minoranza le famiglie italiane parimenti bisognose, di tutti i benefici sociali pubblici erogati a Ravenna: le case popolari, i sussidi economici, il Reddito di Solidarietà/RES, il Reddito di Inclusione/REI, le varie forme di contributo messe a bando, ecc.

In sostanza, le cause fondamentali, relative ai requisiti di volta in volta richiesti, quelle incessantemente contestate da Lista per Ravenna con proposte correttive, sono: a) la non veridicità dei redditi dichiarati, causa lavori in nero o non illeciti, che non esclusivamente, ma più frequentemente, è attribuibile a famiglie straniere; b) l’esigua anzianità di residenza a Ravenna e/o in Regione richiesta.

  1. Il primo problema dovrebbe essere affrontato con accertamenti e verifiche serie, soprattutto sulle famiglie il cui il reddito dichiarato appare non credibile rispetto alle loro esigenze e/o al loro tenore di vita, dietro segnalazione dei servizi sociali del territorio, ai quali non dovrebbero essere sconosciute, visto che le domande passano tutte e sono istruite da loro. Questione soprattutto di volontà politica.
  2. Il secondo impone che finalmente si smetta di bocciare in consiglio comunale gli emendamenti proposti da Lista per Ravenna, l’ultima volta nel marzo scorso, che propongono come requisito base richiesto ai cittadini extracomunitari per accedere ai benefici economico/sociali pubblici non strettamente umanitari il permesso di soggiorno dell’Unione Europa per soggiornanti di lungo periodo, rilasciato con almeno cinque anni di residenza regolare in Italia. È quanto la Corte Costituzionale ha appena legittimato con una sentenza depositata la settimana scorsa, su una causa relativa all’assegnazione degli alloggi di casa popolare in Liguria. Ma i tempi sono politicamente maturi perché se ne prenda atto anche a Ravenna.