Sabato 13 luglio alle ore 21, alla Bottega Bertaccini di Faenza, Ivano Marescotti presenta il suo libro “Fatti veri” (Vague Edizioni).
POSTI LIMITATI – SI CONSIGLIA LA PRENOTAZIONE
Come definire Ivano Marescotti in poche parole? Attore di teatro e di cinema, regista teatrale e drammaturgo, ha lavorato con registi del calibro di Giorgio Albertazzi, Mario Martone, Roberto Benigni, Pupi Avati, Silvio Soldini, Carlo Mazzacurati, Marco Tullio Giordana, Ridley Scott, Anthony Minghella e tanti altri.
Dall’esordio nel cinema, dal 1989 a oggi, ha recitato in oltre 110 tra film, serie TV e fiction. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti e vinto svariati premi, tra cui due Nastri d’Argento, il Premio Dante Alighieri per la diffusione della cultura italiana nel mondo. Dal 2016 dirige a Ravenna, presso il Circolo degli Attori, il TAM (Teatro Accademia Marescotti) per la formazione di attori e attrici.

Ma accanto a tutto questo (che non è poco) non smetteremo mai di ringraziarlo per aver portato in teatro i testi di Raffaello Baldini (e altri poeti di casa nostra) facendoli conoscere anche al di fuori della ristretta cerchia dei cultori della poesia dialettale. Grazie.

La prima opera narrativa di Marescotti è un viaggio nel passato che vede come protagonisti la terra d’origine (la Bassa Romagna), i suoi abitanti e il suo dialetto. Si apre con la nascita dell’autore e si chiude con la morte prematura del figlio. Racconta, con naturalezza, senza maschere e senza falsi pudori, la miseria familiare negli anni del dopoguerra, i banchi della scuola elementare, l’insofferenza per il lavoro impiegatizio, gli esordi teatrali dettati dal caso, le passioni amorose e la politica, i viaggi rocamboleschi, i drammi personali.
Fatti veri” è un libro scritto in italiano, ma l’anima affonda nel dialetto e nella cultura della terra romagnola. “Ho fatto del dialetto il mio secondo mondo artistico – dice Marescotti – anche se per diventare attore avevo dovuto ‘dimenticare’ il romagnolo. Ho debuttato a teatro da un giorno all’altro, facendo il protagonista senza nemmeno una prova”. Poi sono seguiti anni di dura gavetta prima della svolta decisiva.
“Perché servono tre cose per fare l’attore: occhio, stomaco e … fortuna” che in dialetto romagnolo fa rima con Frampùl.