L’iniziativa di protesta #ioapro si è tradotta a Ravenna in un nulla di fatto. La partecipazione è stata nulla. Anche coloro che avevano annunciato la propria adesione all’iniziativa, alla fine hanno cambiato idea. Un comportamento al quale plaude il vicesindaco Eugenio Fusignani: “Una protesta giusta e condivisa nel merito, ma attraverso una modalità non sostenibile. Per questo non si può tacere sull’inadeguatezza dei sostegni al mondo economico che può portare onesti e bravi imprenditori a mettere in atto azioni di disobbedienza ai limiti (e oltre) della legalità” afferma il vicesindaco.


“Se chiusure sono necessarie si chiuda, ma lo si faccia sul serio e non con deroghe che servono solo a creare confusione tra i cittadini, difficoltà a chi deve controllare e disparità tra imprese. Per questo è necessario mettere mano a sostegni adeguati e non a semplici ristori che spesso non rappresentano nemmeno un pannicello tiepido per coprirsi in una giornata di rigido inverno. Intanto c’è l’obbligo di sostenere le imprese in questo momento di difficoltà ma, al contempo, c’è la l’assoluta necessità di mettere in campo un piano reale di ripresa. E se la spesa va dilatata per sostenere l’emergenza, mai come ora il debito va aumentato per rilanciare gli investimenti pubblici che, keyneisanmente, rappresentano il volano per la ripresa dell’economia soprattutto nei moneti di crisi. In questo senso abbiamo assistito in settimana a due autorevoli interventi prima del presidente ABI, Antonio Patuelli e pochi giorni dopo dell’ex presidente della BCE Mario Draghi. Se il sistema bancario, come hanno indicato entrambi, deve passare dalle parole ai fatti nel sostegno a imprese e famiglie attraverso il credito, a maggior ragione deve essere il governo a farlo, mettendo in essere un rilancio dell’economia con opere pubbliche strategiche per lo sviluppo e non con interventini a pioggia che aiuterebbero poco e pochi (spesso quelli sbagliati) e scontenterebbero molto e tanti (sempre chi ne ha reale necessità). E allora va bene riprendere il discorso delle infrastrutture, a partire dall’E-55 che riprende il suo percorso grazie all’azione di territorio e regione, ma va in controtendenza l’affossare i settori Oil & Gas e quello della cantieristica offshore. Settori che, soprattutto per l’alta specializzazione delle aziende del polo ravennate, diviengono il fattore chiave per lo sviluppo del Paese facendo del polo romagnolo il vero hub energetico del Pase e di Ravenna la capitale nazionale dell’energia. Questa è la strada da seguire”.