Il prossimo 23 luglio è la giornata di mobilitazione nazionale per la pace in tutte le città d’Italia per chiedere che tacciano le armi e si avvii una conferenza di pace. A livello locale, Cgil, Anpi, Arci, Libera, il Comitato in Difesa della Costituzione, Salviamo la Costituzione e il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale della provincia di Ravenna invitano cittadine e cittadini ad appendere sui balconi o finestre un drappo colorato come simbolo di pace, per tutta la giornata del 23 luglio.

“Siamo e saremo sempre dalla parte della popolazione civile, delle vittime della guerra – dicono i promotori dell’iniziativa sul territorio di Ravenna -; è necessario quindi fermare l’escalation militare cercando una soluzione negoziale che ponga immediatamente fine al conflitto in Ucraina. Le armi non portano la pace, ma solo nuove sofferenze per la popolazione. Non c’è nessuna guerra da vincere: noi vogliamo che a vincere sia la pace”.

A livello nazionale gli organizzatori sottolineano che la guerra va fermata subito e va cercata una soluzione negoziale, ma non si vedono sinora iniziative politiche né da parte degli Stati, né da parte delle istituzioni internazionali e multilaterali che dimostrino la volontà di cercare una soluzione politica alla crisi. Occorre che l’Italia, l’Europa, le Nazioni Unite operino attivamente per favorire il negoziato e avviino un percorso per una conferenza internazionale di pace che, basandosi sul concetto di sicurezza condivisa, metta al sicuro la pace anche per il futuro. Bisogna fermare l’escalation militare. Le armi non portano la pace, ma solo nuove sofferenze per la popolazione.

“La popolazione italiana, nonostante sia sottoposta a una massiccia propaganda, continua a essere contraria al coinvolgimento italiano nella guerra e a chiedere che si facciano passi concreti da parte del nostro governo e dell’Unione Europea perché sia ripresa con urgenza la strada dei negoziati. Questo sentimento maggioritario nel Paese è offuscato dai media mainstream e non è rappresentato nel Parlamento. Occorre dargli voce perché possa aiutare il Governo a cambiare politica ed imboccare una strada diversa da quella attuale”.

Cgil, Anpi, Arci, Libera, il Comitato in Difesa della Costituzione, Salviamo la Costituzione e il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale della provincia di Ravenna