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“Dopo aver scaricato sui cittadini il peso del buco da 200 milioni di euro nella sanità regionale attraverso l’aumento dei ticket sanitari, la Regione Emilia-Romagna prosegue nel solco di un progressivo e preoccupante smantellamento dei servizi essenziali, con misure che di fatto penalizzano ancora una volta l’accesso alle cure e il diritto alla salute.  A dichiararlo è il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Alberto Ferrero annunciando il deposito di una interrogazione in Assemblea legislativa per fare piena luce sul progetto di riorganizzazione del servizio di emergenza, che prevede – a partire da giugno – la possibile assenza di personale infermieristico a bordo di alcune ambulanze coordinate dalla centrale operativa del 118 in Romagna.

Togliere gli infermieri dai mezzi di soccorso – prosegue il consigliere – rappresenta un ulteriore passo verso un modello sanitario che, nonostante le dichiarazioni di facciata, si allontana sempre più dai principi della sanità pubblica, universale ed efficiente. Invece di affrontare con coraggio il problema della carenza di personale e di lavorare su una reale valorizzazione delle professioni sanitarie, si continua a tagliare, a semplificare, a fare cassa – spiega ancora–. Il rischio è quello di ridurre progressivamente il perimetro dell’intervento pubblico nella sanità, lasciando spazio a soluzioni private, più onerose e meno eque.  Così la Regione si assume la responsabilità di un ulteriore indebolimento del sistema di emergenza territoriale.

È inaccettabile che, mentre si chiedono sacrifici economici ai cittadini sotto forma di ticket e imposte indirette, si assista a un calo così drastico dei servizi, che colpisce in primo luogo le fasce più fragili della popolazione. “Fratelli d’Italia – conclude Ferrero – non starà a guardare. Ci attiveremo in tutte le sedi istituzionali, a partire dalla Regione, e non mancheremo di portare la questione anche in sede comunale a Ravenna subito dopo le elezioni amministrative, affinché venga restituita priorità alla tutela della salute e alla dignità del lavoro sanitario.”