Educare i giovani a un corretto uso dei social e degli strumenti digitali: questo l’obiettivo del laboratorio “Campagna antisocial, social club” promosso dall’area Educazione alla Mondialità della Caritas di Faenza-Modigliana (affidata alla Farsi Prossimo ODV). A essere coinvolte nelle scorse settimane sono stati gli studenti di 13 classi dell’Istituto Persolino-Strocchi di Faenza, che hanno potuto riflettere sull’uso dei social in maniera più consapevole.

Che ci piaccia o no, i social sono oggi giorno pane quotidiano per tutti, e in particolare per i giovani. Sono il canale attraverso cui relazionarsi, sono il passatempo, sono la moda, i follower, i brand. Durante il periodo di lockdown sono stati l’unico canale, in molti casi, attraverso cui continuare a relazionarsi con il mondo esterno.

“Nei ragazzi c’è molto timore del giudizio altrui all’interno dei social da parte di amici – spiegano gli educatori analizzando quanto emerso dal laboratorio -, ma anche di sconosciuti, dovuto agli standard di bellezza che sono in continuo cambiamento su queste piattaforme: emerge un canone femminile di perfezione e irraggiungibile che crea una forte insicurezza nelle ragazze, e un canone generalizzato di benessere legato a uno stile di vita quasi irreale: vestiti e prodotti firmati, sempre in vacanza, pieni di soldi. Il modello ideale nelle stories deve essere impeccabile e tende a voler mostrare solo la parte più affascinante, nascondendo spesso alcuni lati più intimi e sinceri. Diventa palese allora la funzione pubblicitaria di questi strumenti che sono visti spesso come un canale attraverso cui ‘fare soldi facilmente”.

Gli studenti hanno così potuto confrontarsi, in un ambiente accogliente e protetto, su questi temi all’interno del laboratorio. “È trapelata quasi costante la necessità di emergere attraverso i social, ma sembra che l’unico modo per riuscirci sia essere impeccabili o esporsi facendo qualcosa di originale, coinvolgente e al limite del consentito. Ogni ragazzo ha bisogno dell’approvazione degli altri, di sentirsi parte di un gruppo, di sentirsi apprezzato e incluso nel gruppo di amici. I social servono anche a questo. A volte però, proprio questa facilità e velocità con cui ci si esprime, si comunica e condivide, diventa un’arma a doppio taglio”.

La libertà di espressione che sembra così intrinseca ai social si trasforma spesso in paura del giudizio, atti di vero e proprio cyber-bullismo, violazione della privacy attraverso falsi profili, diffusione di fakenews. “Sono davvero tantissimi gli stimoli di riflessione e gli argomenti emersi – concludono gli educatori -. E alla fine di ogni incontro ci si saluta sempre con un invito: diventare utenti e fruitori responsabili di questi strumenti così potenti. L’invito a essere persone capaci di assumere la propria responsabilità rispetto all’utilizzo dei social, limitando al massimo i rischi annessi a un uso superficiale, e sfruttando al meglio le potenzialità per migliorare il benessere del gruppo di amici, del gruppo classe, della comunità e più in generale della società in cui si vive”.

La campagna “Antisocial, social club” di Caritas / Farsi Prossimo proseguirà da gennaio in poi in altri istituti scolastici faentini.