“La seconda ondata della pandemia di Covid19 corre veloce e colpisce duro. Un pensiero e un sentito grazie vanno a tutto il personale sanitario che lotta per salvare vite con grande coraggio e dedizione. Un pensiero e un abbraccio vanno a tutte e tutti coloro che affrontano la malattia e alle loro famiglie. Da domenica 15 novembre anche l’Emilia Romagna è zona “arancione”, una decisione presa tenendo conto di ventun indicatori, fra i quali l’aumento del numero dei positivi (indice RT) e la sostenibilità del sistema sanitario locale.
L’ASL Romagna è quella più in difficoltà in regione. Da alcuni giorni ha alzato l’allerta negli ospedali e presidi sanitari romagnoli riprogrammando visite, appuntamenti, interventi chirurgici, screening di prevenzione, per destinare spazi e personale alla gestione dei pazienti Covid, muovendosi anche verso la sanità privata per chiedere integrazione di prestazioni.
Ora ci chiediamo:
•era così difficile prevedere che ci sarebbe stata una nuova ondata in autunno?
•cosa si è fatto e pianificato in questi otto mesi?
L’arrivo della pandemia a inizio anno ha messo a nudo i nodi critici di una sanità pubblica depotenziata, un poco alla volta, da tagli ventennali che hanno favorito quella privata. Hanno tagliato ospedali locali e posti letto, hanno ridotto il personale medico e infermieristico sottopagandolo e precarizzandolo, hanno appaltato qualsiasi servizio, spesso al“massimo ribasso”, sulla pelle dei lavoratori delle cooperative in termini di stipendi e tutele, spacciandole per scelte inevitabili in nome della “razionalizzazione” della spesa.Risultato: hanno quasi ucciso il sistema della sanità pubblica, facendo pagare il conto ai cittadini.
Queste cose le denunciavamo con forza, non più tardi di un anno fa, durante la campagna elettorale per le elezioni regionali di gennaio.E oggi, dopo aver affrontato e superato l’emergenza di marzo-aprile grazie all’abnegazione del personale, siamo punto e a capo.
Aver verificato amaramente la fragilità del sistema è servito a poco, si è deciso di attendere gli eventi per poi reinventarsi qualcosa sul momento.Il pensiero e tanta indignazione vanno a tutte le dichiarazioni orribili uscite dalla bocca di presidenti di regione, politici e amministratori negli ultimi giorni: da Toti che ha definito gli anziani “non indispensabili allo sforzo produttivo del paese”, a De Luca che sbraita e insultale donne e il popolo campano, a Fontana e Zaia che rimarcano quanto sia più importante tenere aperte le attività produttive, fino a Borghi, parlamentare della Lega, che alla Camera ha affermato che la salvaguardia della salute viene dopo lavoro e economia.Il pensiero torna anche alla scorsa primavera, quando in alcuni paesi lombardi la zona rossa fu rimandata perché qualche industriale decise che “lo sforzo produttivo” doveva continuare,provocando così lo scoppio di uno dei focolai più drammatici d’Italia.

E torna anche ai giorni in cui Confcommercio consigliava di affrontare la crisi sanitaria andando al ristorante o prenotando una vacanza e ai giorni di #Milanononsiferma e degli aperitivi di Zingaretti.

Il pensiero va a tutto quello che doveva essere fatto e pianificato in questi otto mesi e che non è stato fatto.
Ora basta!
Non c’è tempo da perdere!
Non dite che non ci sono i soldi: patrimoniale e redistribuzione della ricchezza dall’alto verso il basso.
Vogliamo:
– assunzioni e stabilizzazione di medici e personale sanitario
– reddito d’emergenza per tutti coloro che perdono il lavoro (molti non sono considerati ancora in nessun DPCM)
– tamponi gratuiti, requisizione della sanità privata, risorse per potenziare scuola e trasporti – pagamento dei mesi precedenti con proroga della cassa integrazione e blocco dei licenziamenti
– misure di sostegno alle partite IVA, ai lavoratori stagionali, ai lavoratori della cultura
– patrimoniale straordinaria per i milionari
– “ristori” per i piccoli commercianti onesti
LA VITA DELLE PERSONE VIENE PRIMA DEI PROFITTI DI POCHI.”
Comitato territoriale di Potere al popolo di Faenza e Ravenna