Ultima conferenza del 2023 alla Fondazione Sabe per l’Arte di Ravenna che ieri sera ha proposto un accostamento inedito solo in apparenza, quello tra la ceramica e la scultura contemporanea. Protagonista dell’incontro, che ha visto la partecipazione di numerosi appassionati e studiosi d’arte, Irene Biolchini, docente di Fenomenologia delle arti contemporanee all’Accademia Albertina di Torino e curatrice ospite per il Museo internazionale delle Ceramiche di Faenza. Ed è proprio lei ad aver curato la mostra “Anemoni”, aperta al pubblico fino a domenica 17 dicembre, che accosta i linguaggi diversi di tre artisti come Renata Boero, Valentina D’Accardi e Alessandro Roma.
«Per me che sono nata a Faenza – racconta – è sempre stato normale, quanto inevitabile, occuparmi di ceramica, arte con cui ho preso confidenza sin dall’infanzia. E che di arte contemporanea si tratti, credo non vi siano dubbi, anche se c’è ancora chi storce il naso contro il materiale in sé. Quando la Fondazione Sabe, in occasione della Biennale del Mosaico, mi ha lanciato la sfida di occuparmi di una mostra, ho subito pensato di attivare un percorso che proponesse un arcipelago: ogni artista ha la sua isola, un suo spazio che può dialogare con gli altri. Si tratta di una chiara citazione di Éduard Glissant, teorico per antonomasia del ‘pensiero arcipelago’ e della poetica della relazione. È la diversità culturale a produrre più unità che non l’uniformità, in quanto capace di aprirsi alla relazione, all’incontro e all’accordo delle differenze». Evidente anche il richiamo al critico francese Bourriaud che, nella sua triennale londinese intitolata ‘Altermodern’, ha parlato del ritorno a essere bottega, parte di una comunità, così fortemente sentito da artigiani e artisti in continuo dialogo. «La solitudine eroica dell’artista piace sempre meno – aggiunge Biolchini –. Piace di più parlare del proprio lavoro mentre lo si fa e condividere le varie fasi del lavoro. La fortuna che ha oggi la ceramica non è solo legato alla materia dopo anni di digitale, ma anche al bisogno di relazioni umane. Non è solo questione di mettere le mani in pasta ma di lavorare insieme, di aprire un confronto».
Nella mostra “Anemoni”, ne è un chiaro esempio il lavoro di Alessandro Roma di cui sono esposti una serie di piatti recuperati a maggio all’interno degli spazi di Ceramiche Leghe a Faenza. La bottega è stata travolta dall’acqua nel corso dell’alluvione, ma le opere hanno galleggiato e si sono salvate. Sono state lavate insieme a un gruppo di persone autenticamente generose e altruiste. Di fronte alla forza distruttiva della natura, si è assistito a un forte richiamo a essere comunità, a rispondere creativamente. E, alla fine, la cura iniziale della bottega nei confronti del lavoro dell’artista ha generato nuova cura e amore. Si allude alla rinascita anche nei petali degli anemoni di Renato Boero che richiamano Ravenna e i fiori presenti nei suoi mosaici. Nella serie “Abissi” di Valentina D’Accardi poi, il legame con la natura non è solo contemplazione, ma anche apertura verso l’ignoto, incontro.
Durante la serata è stato presentato il catalogo della mostra realizzato da Danilo Montanari. «Si chiude il 2023 e si apre il terzo anno della Fondazione Sabe che intende porsi come punto di riferimento per la promozione e la diffusione dell’arte contemporanea in città attraverso mostre, incontri, proiezioni e altre attività culturali», afferma Norberto Bezzi, presidente della Fondazione Sabe insieme a Mirella Saluzzo. «Da gennaio continueremo a indagare e ad accostare linguaggi diversi, avvicinandoci questa volta alla fotografia», anticipa il direttore artistico Pasquale Fameli.