“Con la riforma del credito cooperativo del 2016, nel 2019 sono nati i gruppi bancari cooperativi e sono entrati nella vigilanza della Banca Centrale Europea.

Questo ha determinato delle regole che sono uniformi su tutti i gruppi bancari e non valorizzano quella che è la nostra specificità di banche di credito cooperativo rivolte alla piccole e medie imprese”.

Lo ha detto Mauro Fabbretti presidente della Federazione Bcc Emilia-Romagna, a margine del convegno per i 50 anni della stessa Federazione, a Bologna, al centro congressi dell’hotel Savoia Regency.

    “Noi chiediamo una proporzionalità delle misure di controllo e attivazione di quelli che sono i processi per l’esercizio della nostra attività bancaria, che sia legata alla nostra dimensione. Altrimenti tutti questi adempimenti caricano le nostre banche, sottraggono tempo all’assistenza e vicinanza alle nostre imprese”. Il mondo del credito cooperativo, ha ricordato Fabbretti è infatti “legato alle banche di comunità, di prossimità, è questa è la nostra missione, nel nostro statuto c’è il sostegno dei nostri territori e questa è una condizione intramontabile”.
Dopo la riforma, dal 2016 le banche cooperative da 350 sono passate a circa 250 in tutta Italia, con diverse fusioni. “E’ un processo che non deve partire in modo indiscriminato. Ogni realtà ha il suo equilibrio e il suo territorio”, ha detto Fabbretti.
Al convegno per l’anniversario hanno partecipato, tra gli altri, il presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, l’arcivescovo di Bologna Matteo Zuppi, il presidente di Confcooperative Maurizio Gardini, il presidente Abi Antonio Patuelli, il presidente di Federcasse Augusto Dell’Erba”.
(ANSA)