L’annuncio del sindaco di Ravenna De Pascale, pubblicato da tutta la stampa, sulla sua designazione dell’arch. Mara Roncuzzi quale presidente e amministratrice delegata di Ravenna Holding, si presta, per la trasparenza della comunicazione pubblica, ad una lettura doverosamente demistificante.

Ravenna Holding, cosiddetta cassaforte del Comune di Ravenna, gestisce mezzo miliardo di denaro pubblico investito in 10 società che operano sul mercato dei capitali in posizione di monopolio od oligopolio, o comunque protette e favorite dal potere politico. Si può ammettere che, per i ruoli di indirizzo politico-amministrativo, quali rivestono il presidente e i membri del consiglio di amministrazione, i nominati siano designati per meriti politici, potendo se mai essere contestati in questa chiave. È invece assolutamente ingiustificabile che, per il ruolo di comando e direzione di una società come questa, assegnato ad un amministratore delegato con potere esclusivo su tutto l’apparato tecnico-gestionale, ciò avvenga senza una selezione pubblica fondata sul possesso di competenze professionali specifiche di segno manageriale.

Questo è purtroppo il caso in questione, con tutto il rispetto della persona designata, il cui curriculum mostra appena poche “esperienze professionali” maturate con collaborazioni o incarichi saltuari tra il 2005 e il 2011 nella veste di architetto, peraltro poco attinente alle attività di carattere finanziario immobiliare proprie di Ravenna Holding.

Il comunicato del sindaco valorizza impropriamente al riguardo le esperienze successive di Mara Roncuzzi come assessore della Provincia di Ravenna, ruolo esclusivamente politico, e di “coordinamento di progetti complessi e nella gestione di rapporti istituzionali con pluralità di interlocutori” svolte poi, tra il 2016 e il 2021, concluse il 30 giugno, quale dipendente del Comune di Ravenna: qui è stata infatti assunta nel gabinetto del sindaco per sua scelta politica personale, tanto da risponderne esclusivamente a lui, senza che risulti traccia alcuna delle sue attività nelle conoscenze del Consiglio comunale.

Il nuovo stipendio annuo di Ravenna Holding, pari a 41.500 euro, si pone dunque in sostanziale continuità economica con quelli di assessore della Provincia e di quadro del Comune di Ravenna, ma non se ne distingue sul piano delle competenze, come avrebbe dovuto essere. Vero è che la promozione a manager tramite Ravenna Holding avvenne allo stesso modo per Carlo Pezzi, ivi transitato direttamente dalla poltrona di assessore del Comune di Ravenna, ora sostituito da Mara Roncuzzi. Ed è anche vero che questi percorsi sono resi possibili alle amministrazioni pubbliche da una congerie di disposizioni che li “legalizzano”, contrastando clamorosamente con l’art. 51 della Costituzione. Ma ciò non toglie che debbano essere raccontati all’opinione pubblica e da questa valutati e commentati per come sono.

In tal senso, appare perfino grottesco che il sindaco abbia decantato il ruolo di nuovo capo di Ravenna Holding assegnato a Mara Roncuzzi, richiamandone le “esperienze importanti in ambito ambientale, maturate nel comitato esecutivo del Parco del Delta del Po e nell’Agenzia per l’Energia e lo Sviluppo sostenibile, che le consentiranno di mettere in atto un’accelerazione green e di sostenibilità ambientale alle attività della Holding”. In questi enti, sempre nominata per scelta politica del sindaco, lei ha rappresentato e rappresenta tuttora il Comune di Ravenna nei rispettivi organi collegiali di governo. Ma con quali ricadute sulle politiche ambientali della nostra amministrazione comunale? Micidiali per quanto riguarda il Parco del Delta del Po, a proposito della tutela di valli, pialasse, pinete, ecc. Tragiche per il consumo del suolo, devastato da una serie di lottizzazioni urbanistiche, con insediamenti folli di nuovi quartieri residenziali e supermercati realizzati o in corso avanzato di programmazione, che di verde e sostenibile non hanno nemmeno l’ombra, e per talune scelte incoerenti di politiche energetiche