“La democrazia fragile”, questo il titolo dell’evento, già in fase di prenotazione ha esaurito i posti disponibili all’Almagià, al punto che si è deciso di trasmetterlo in streaming sulle piattaforme social di Legacoop Romagna. Prima dell’intervista a Scurati, l’argomento della serata è stato affrontato da angolazioni diverse dalla vicepresidente di Legacoop Romagna Romina Maresi, dal sindaco di Ravenna Alessandro Barattoni, dal presidente dell’Anpi di Ravenna Renzo Savini e dal presidente di Conad Mauro Lusetti.
Esordendo con la sua lunga analisi, Scurati ha subito tenuto a mettere in chiaro il ruolo di primo piano che la cooperazione ha svolto nella difesa della libertà e della democrazia, «che sono parole presenti nella storia del cooperativismo e del mutualismo italiano, che risale a 150 anni fa. E non è stato un caso che proprio le cooperative siano diventate uno dei primi e dei principali bersagli della violenza fascista, che portò il fuoco e la morte in questo reticolo operoso e virtuoso che si era allargato su tutta la pianura padana attorno al corso del fiume Po».
Antonio Scurati ha confermato la bontà dell’intuizione riassunta nel titolo della serata, spiegando quanto la salute della democrazia sia appunto fragile. Ma ha anche aperto una porta alla possibilità di un riscatto. «Noi che ci riconosciamo nelle forze democratiche, nelle forze progressiste, siamo ancora tanti. Forse non siamo la maggioranza assoluta ma siamo decine di milioni e dobbiamo solo ritrovarci. Non è facile perché dobbiamo uscire e convincere anche gli scoraggiati a riguadagnare questa partecipazione, questa cooperazione fra le persone. Quando la democrazia cede terreno si lascia il campo ai professionisti della violenza, ai distruttori, come successe appunto al tempo del fascismo. Abbiamo dato per scontato che la democrazia fosse una cosa ovvia, scontata e invece ovviamente non è così. È un esperimento recente nella storia umana realizzato grazie alla lotta e ai sacrifici dei nostri padri o dei nostri nonni. Ora scopriamo che la storia della democrazia è sempre lavoro quotidiano».
La sua lunga analisi di cosa sia stato il fascismo e di come abbia avvelenato la storia d’Italia non poteva non portare a un paragone con la quotidianità c he vede al governo un partito che fino a poco tempo fa si riconosceva nei valori del partito fondato da Benito Mussolini. «Trovo vergognoso che Mussolini possa essere ancora definito ostinatamente un grande statista da qualcuno che ha fra l’altro responsabilità istituzionali e di governo oggi nel nostro paese. Mi sono sempre rifiutato di pensare che il fascismo stia tornando nella stessa forma del passato, ma ci sono caratteristiche di ciò che accadde 100 anni fa che ritornano oggi in maniera evidente. Mi riferisco alla seduzione esercitata da Mussolini e dal fascismo in un momento di crisi della democrazia. Perfino la violenza, che è un elemento tipico del fascismo, esercitò un potere di attrazione e di seduzione su centinaia di migliaia e milioni di italiani che violenti non erano . Divenne, fatemelo dire, un oggetto di desiderio politico». La tensione autoritaria come seduzione, quindi, lo stesso fenomeno che a parare dello scrittore milanese è avvenuto oggi negli Stati Uniti con Donald Trump.
Aprendo l’ordine degli interventi, Romina Maresi ha ricordato le radici della cooperazione, «l’orgoglio di uomini e donne che hanno cambiato la storia. Sono 80 anni dalla liberazione e 80 anni dalla rinascita del movimento cooperativo nel nostro territorio: un anniversario che ci invita a ricordare e presidiare i nostri valori di libertà e di antifascismo. Per questo Legacoop Romagna ha voluto connotare con un ricco programma di iniziative».
Il sindaco di Ravenna Alessandro Barattoni ha preso spunto per il suo intervento dalla bassa affluenza alle recenti elezioni amministrative, che hanno confermato un distacco dei cittadini dalla politica. E ha ricordato come la democrazia in occidente «si sia rafforzata grazie a due fattori, dal pensiero che le persone contano per quello che pensano e che scelgono e poi dal progresso materiale che la democrazia ha contribuito a creare nella vita di ognuno».
Il presidente dell’ANPI di Ravenna, Renzo Savini, ha scelto di ricordare il senso che i padri fondatori decisero di dare alla Costituzione italiana, «creando una democrazia vera , memori dell’esperienza del fascismo che aveva portato a una guerra disastrosa, intesa come valore universale. Ora è il momento rivitalizzarla, agendo contro l’indifferenza che crea un distacco dalle istituzioni e un vuoto della politica che poi qualcun altro riempie con involuzione autoritarie».
Chiudendo i lavori il presidente di Legacoop Romagna Paolo Lucchi ha letto il passaggio del libro di Scurati in cui viene raccontata la tragica notte in cui le bande di Italo Balbo diedero alle fiamme la sede della Federazione delle Cooperative di Ravenna, esprimendo la propria soddisfazione per come sia stato possibile, grazie soprattutto a Giovanna Pancheri e Antonio Scurati, passare un pomeriggio «nel quale abbiamo confermato che si può vivere senza guardare continuamente il proprio smartphone ma ascoltando cose intelligenti e ricordando quali sono i nostri valori».


























































