Ciò che fino a qualche anno fa era considerato solo una lontana minaccia, oggi sta causando ingenti danni al sistema agricolo dell’Emilia-Romagna. Il cambiamento climatico (innalzamento delle temperature medie, fenomeni estremi più frequenti e violenti, siccità e gelate) impatta sulla resa produttiva del settore primario, mentre nuovi parassiti – la cimice asiatica in primis – stanno mettendo a repentaglio la redditività dei produttori. La speranza di superare questa difficile contingenza è affidata alla ricerca, come quella che il Centro ricerche produzioni vegetali (Crpv) sta portando avanti da anni.

“Di fronte a tante e tali difficoltà e in assenza di risposte concrete sul futuro – commenta il presidente di Crpv, Raffaele Drei -, il rischio di vedere sempre più aziende del settore gettare la spugna è concreto. Siamo di fronte a una crisi senza precedenti che minaccia la sopravvivenza di un tessuto produttivo che, in Emilia Romagna, rappresenta un’eccellenza e coinvolge migliaia di posti di lavoro oggi potenzialmente a rischio. Come Crpv siamo all’opera – prosegue Drei – per fornire risposte nuove a tanti problemi importanti. Ma la sfida è alta anche per la ricerca: l’accelerazione alla comparsa ed allo sviluppo dei problemi in campagna, determinata dal cambiamento climatico, ci impone di cercare di rispondere in tempi sempre più brevi. Occorre quindi un mutamento sostanziale anche nel nostro mondo: dobbiamo applicare nuove tecniche e schemi sperimentali che ci permettano di correre più velocemente del cambiamento climatico. Solo così potremo garantire ai produttori le risposte e le soluzioni adeguate a salvare la redditività delle loro aziende; perché ogni risultato, ogni tecnica innovativa deve essere orientata al mantenimento di un livello di redditività sostenibile. Per correre più veloce del cambiamento è necessario un maggior impegno e maggiori risorse nella ricerca: i risultati delle ricerche del Crpv sono espressione di una sinergia virtuosa fra pubblico e privato. Una sinergia che mette insieme idee e finanziamenti, allo scopo di ottenere risultati importanti per tutte le aziende del settore agricolo, il primo danneggiato dal cambiamento climatico e che vede erodersi quotidianamente la redditività del proprio lavoro”.

“Ogni risultato raggiunto – conclude Drei – è una tappa di un miglioramento continuo che deve essere alimentato da nuovi filoni, nuovi approfondimenti, nuove sfide. Ed è per questo che sono già da tempo partite nuove attività di progettazione, per l’organizzazione di nuovi Gruppi Operativi per l’Innovazione, con gli ultimi bandi delle misure aventi per tema l’innovazione, in attesa del nuovo PSR, ma anche, di nuovi strumenti finanziari in grado di dare continuità alle azioni di innovazione di cui hanno assoluto bisogno le nostre imprese”.

“Innovazione, sperimentazione e sostenibilità sono i campi di azione sui quali lavoriamo con tenacia – afferma l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli, sottolineando il ruolo del Crpv, storicamente uno degli attori principali del sistema regionale della ricerca. In particolare – spiega l’assessore – attraverso il Piano di sviluppo rurale 2014-2020 abbiamo investito complessivamente oltre 50 milioni di euro per progetti di ricerca su cambiamento climatico, sostenibilità e competitività: la dotazione più alta tra tutte le regioni europee. Dei fondi per l’innovazione, 35 milioni sono già stati assegnati, 8,3 milioni rientrano in bandi al momento in corso e ulteriori 8,8 milioni di euro andranno a finanziare bandi di prossima apertura. Tra questi, risorse specifiche saranno destinate anche a interventi di contrasto della cimice asiatica, una delle principali emergenze fitosanitarie per la nostra agricoltura”.

“Ricerca e imprese stanno cercando di correre velocemente – chiude Caselli – per affrontare gli scenari che le nuove emergenze climatiche ci presentano. Con questo obiettivo lavorano i 125 Gruppi operativi (le partnership tra aziende agricole e mondo della ricerca) e i 51 progetti pilota di filiera dell’Emilia-Romagna già attivi: un numero che supera abbondantemente il target di 100 Gruppi fissato a livello comunitario e rafforza il nostro primato in questo settore. Grazie a questi progetti stiamo mettendo in grado l’agricoltura regionale di essere pronta rispetto ai nuovi requisiti agroambientali che saranno richiesti dalla politica agricola comunitaria (Pac) 2021-2027”.

I progetti

Sviluppo di nuove cultivar più resistenti alle problematiche fitosanitarie, nuove strategie di difesa sostenibile, lotta alle resistenze dei patogeni e delle malerbe, risparmio idrico, valorizzazione dei sottoprodotti della filiera vitivinicola e, naturalmente, lotta alla cimice asiatica: sono numerosi i fronti progettuali su cui CRPV ha investito tempo e risorse ottenendo risultati interessanti.

Fra i risultati più importanti si evidenziano, ad esempio, le attività condotte sul tema delle varietà di vite da vinoresistenti alle principali malattie fungine; nove varietà saranno autorizzate alla coltivazione in Emilia Romagna a partire dalla primavera 2020 e, visto l’interesse dei partner per la viticoltura regionale, è stato finanziato uno specifico progetto di miglioramento genetico per la costituzione di varietà resistenti locali (Sangiovese, Trebbiano, Albana, Pignoletto, Lambrusco Salamino, Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Grasparossa e Ancellotta), la cui attività è partita nel 2017 e proseguirà almeno per i prossimi 5 anni, per l’ottenimento di nuove varietà resistenti locali. Ottimi riscontri arrivano anche dalle ricerche dedicate alla lotta alle resistenze dei principali patogeni e delle malerbe: il progetto “Resistenze”, infatti, ha consentito lo sviluppo di macchine che permettono di utilizzare fino al 50% in meno di prodotto (nel caso specifico, erbicida) riducendo drasticamente il rischio di insorgenza di resistenze e di contaminazione delle acque. Interessanti i dati emersi dal progetto VAL.SO.VITIS. per la valorizzazione dei sottoprodotti della filiera vitivinicola (foglie, sarmenti, vinacce) da trasformare in sub-prodotti di energia, co-prodotti nutraceutici e per la produzione di biochar da utilizzare per migliorare le caratteristiche agronomiche del suolo. Resta un fronte aperto, infine, la lotta alla cimice asiatica: i dati evidenziano come i risultati migliori, in attesa di individuare nuove soluzioni in grado di salvaguardare la produzione frutticola, siano stati ottenuti combinando diverse strategie ed in particolare l’impiego di barriere meccaniche (reti multifunzionali), integrate con trattamenti insetticidi.

Progetto 1
RESISTENZE – Tecniche diagnostiche, distribuzione territoriale e gestione
di resistenze dei principali patogeni fitofagi e malerbe ai prodotti fitosanitari

Capofila: CRPV

Responsabile scientifico: Maurizio Sattin IBAF-CNR

Supporto organizzativo: Maria Grazia Tommasini – CRPV

Scenario progettuale

La resistenza è un problema che interessa tutti i prodotti fitosanitari, dagli insetticidi, ai fungicidi, agli erbicidi e anche nel territorio dell’Emilia-Romagna sono state identificate molte specie resistenti a varie sostanze attive. D’altro canto, l’aumento della pressione chimica per contrastare il fenomeno della resistenza alza inevitabilmente il rischio di contaminazione delle acque, oltre a quello per gli utilizzatori e gli astanti. Risulta quindi importante dotarsi, per prevenire lo sviluppo della resistenza, di strumenti diagnostici e compiere analisi del territorio per individuarne tempestivamente l’insorgenza e le caratteristiche, tracciarne la diffusione e la regressione dopo l’adozione di strategie di gestione adeguate.

I risultati delle ricerche del Gruppo Operativo

Nell’ambito del progetto Resistenze è stato messo a punto un prototipo di macchina, validato su mais e sorgo, che si integra nel principio dell’agricoltura di precisione e che è in grado di effettuare un diserbo localizzato sulla fila risparmiando oltre il 50% del prodotto. Questo consente quindi di ridurre gli impatti ed il fenomeno dell’insorgenza delle resistenze.

Sono inoltre stati valutati i costi a carico dell’agricoltore per gestire i casi di insorgenza di resistenze alle principali malerbe che interessano il grano, la soia, il mais e la vite, evidenziando come i costi possano essere anche molto elevati se non si adottano strategie di carattere preventivo.

Il progetto ha inoltre considerato tecniche innovative di diagnosi per la verifica di insorgenza di resistenze da parte di fitofagi, funghi e malerbe ai principali agrofarmaci impiegati sulle colture ortofrutticole ed estensive.

Progetto 2

FRUTTANOVA – Avversità emergenti delle colture frutticole in Emilia Romagna: strategie innovative applicate alla difesa sostenibile

Capofila: ASTRA

Responsabili scientifici: Claudio Ratti e Carlo Poggi Pollini – UNIBO

Supporto organizzativo: Dott.ssa Maria Grazia Tommasini – CRPV

Scenario progettuale

Il contesto agricolo della regione Emilia-Romagna ha visto negli ultimi anni lo sviluppo di varie avversità emergenti che hanno influenzato la sostenibilità economica di alcuni importanti settori della frutticoltura e della viticoltura: tra queste si evidenziano le gravi perdite produttive dovute al moscerino dei piccoli frutti (Drosophila), alla batteriosi del kiwi (PSA) e varie affezioni causate da virus, viroidi e fitoplasmi. Obiettivo generale del progetto era quello di mettere a punto una gestione strategica e sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale di queste avversità sviluppando linee di difesa che prevedano di ridurre l’utilizzo di sostanze chimiche e tecniche diagnostiche adeguate.

I risultati delle ricerche del Gruppo Operativo

Sul piano della Drosophila (moscerino delle ciliegie) è stato messo a punto un modello previsionale per valutare il livello di rischio ed agevolare la difesa, inoltre sono state valutate sia le trappole più performanti per il monitoraggio che i prodotti più efficaci da mettere in strategia per il contenimento dell’insetto. Resta comunque essenziale adottare tutte le prevenzioni utili a ridurre i danni in prossimità della raccolta come ad esempio, ridurre al minimo i tempi di raccolta.

Per quanto riguarda le virosi, sono state valutate le sensibilità di alcune varietà di Albicocco al virus della Sharka (vaiolatura delle drupacee), nell’ambito del quale sono state individuate alcune cultivar, anche sviluppate dal Progetto CRPV Maspes, che si sono dimostrate altamente tolleranti, cioè prive di sintomi su foglie e frutti, quali Petra, Nirosa 2 e l’ultima nata Alissa, varietà medio-tardiva in corso di brevettazione.

Progetto 3

HALYS – Tecniche di monitoraggio e strategie innovative per il controllo della Cimice asiatica (Halymorpha halys)

Capofila: CRPV

Responsabile scientifico: Lara Maistrello – UNIMORE

Supporto organizzativo: Maria Grazia Tommasini – CRPV

Scenario progettuale

A brevissimo tempo dalla sua introduzione, la cimice asiatica Halyomorpha halys ha causato danni consistenti alle colture, con perdite di raccolto che in alcuni casi sono arrivate anche al 100% della produzione. Considerata l’elevata dannosità e polifagia di questo fitomizo, la preoccupazione è forte per tutta l’agricoltura regionale. L’attività di ricerca si è caratterizzata per l’approccio olistico che ha considerato gli aspetti applicativi del ciclo biologico e dell’agroecologia di questo insetto alieno invasivo per fornire strumenti efficaci ed affidabili per il monitoraggio in campo e per elaborare strategie di difesa sostenibili, limitando l’impatto dei prodotti chimici.

I risultati delle ricerche del Gruppo Operativo

Dai risultati delle ricerche, l’elemento più evidente emerso è che non c’è, ad oggi, una soluzione che da sola sia in grado di garantire la salvaguardia delle produzioni frutticole, sebbene il risultato più significativo per prevenire e combattere i danni da cimice asiatica sia stato ottenuto combinando diverse strategie ed in particolare l’impiego di barriere meccaniche (reti multifunzionali), integrate con trattamenti insetticidi. Nelle annate particolarmente favorevoli allo sviluppo dell’insetto, ossia dove si hanno inverni miti seguiti da estati calde e umide, la cimice asiatica risulta a tutt’oggi ancora difficile da contenere anche con le soluzioni attualmente individuate. Servono quindi ulteriori studi, verifiche e soluzioni da individuare per poter trovare un equilibrio di convivenza sostenibile con questo insetto invasivo.

Progetto 4

MICOTOSSINE – Cereali, strategie di controllo e integrazione di filiera per uso energetico

Capofila: CRPV

Responsabile scientifico: Paola Battilani – UCSC

Supporto organizzativo: Renato Canestrale – CRPV

Scenario progettuale

Nell’ambito del progetto Micotossine sono state sperimentate una serie di strategie, relative alle filiere cerealicole, con l’obiettivo di concorrere a valutare e ridurre il rischio di contaminazione da micotossine delle derrate a destinazione mangimistica e alimentare

I risultati delle ricerche del Gruppo Operativo

L’impiego di bio-competitori (ceppi atossigeni di Aspergillus) su mais, per limitare l’infezione dei funghi aflatossigeni (e la conseguente produzione di aflatossine), si è confermato uno strumento essenziale per garantire la sanità del prodotto. Nell’ambito del progetto è stato sviluppato un nuovo modello multi-tossina (aflatossine e fumonisine) per la previsione del rischio di contaminazione in mais alla raccolta che consentirà di gestire al meglio le operazioni di conferimento e stoccaggio. È stata inoltre verificata la possibilità di impiego di un naso elettronico a scopo analitico per la determinazione rapida di contaminazioni da aflatossine e fumonisine nel mais. Le prove di irrigazione su mais, inoltre, hanno consentito di confermare l’importanza di tale pratica colturale sul contenimento delle aflatossine. I test condotti nei biodigestori da laboratorio, infine, hanno dimostrato che l’introduzione di mais contaminato da aflatossine oltre i limiti di legge non riduce la resa in biogas e biometano e la concentrazione di AFB1 misurata nei digestati estratti è risultata inferiore a quella attesa, con riduzioni medie del 90%.

 

Progetto 4

VAL.SO.VITIS Valorizzazione dei sottoprodotti della filiera vitivinicola

Capofila: CRPV

Responsabile scientifico: Giulio Allesina – UNIMORE

Supporto organizzativo: Giovanni Nigro – CRPV

Scenario progettuale

La finalità del Piano consisteva nello sviluppo di una strategia integrale di recupero di alcuni sottoprodotti dei processi di coltivazione della vite, per ridurne l’impatto ambientale e ottenerne derivati ad alto valore aggiunto.

I risultati delle ricerche del Gruppo Operativo

Sono state condotte prove in diverse aree viticole della Regione Emilia Romagna al fine di valutare l’applicazione di innovative soluzioni tecniche quali l’implementazione di un prototipo per la raccolta meccanica di foglie di vite, l’utilizzo di scarti e sottoprodotti della filiera vitivinicola (foglie, sarmenti, vinacce) da trasformare in sub-prodotti di energia, mediante l’uso di gassificatori a scala aziendale, in co-prodotti nutraceutici in seguito alla caratterizzazione di foglie vite e vinacce, e per la produzione di biochar da utilizzarsi per migliorare le caratteristiche agronomiche del suolo.

Progetto 5

VINSACLIMA – Valutazione di innovative strategie di adattamento in vigneto e in cantina al mutato contesto climatico

Capofila: CRPV

Responsabili scientifici attività viticola: Adamo Domenico Rombolà – Unibo

Responsabili scientifici attività enologica: Andrea Versari – Unibo

Supporto organizzativo: Giovanni Nigro – CRPV

Scenario progettuale

Il progetto era volto al trasferimento di tecniche innovative in grado di mitigare gli impatti del cambiamento climatico, migliorando le caratteristiche qualitative delle uve e del vino, controllando gli stress abiotici (idrico, termico) e biotici (fitopatie) con metodi a basso impatto, riducendo, così, il ricorso a fitofarmaci e migliorando la qualità dell’acqua e del suolo.

I risultati delle ricerche del Gruppo Operativo

L’applicazione di tecniche agronomiche sostenibili ha permesso di contenere gli impatti negativi del cambiamento climatico in atto, in differenti aree della Regione Emilia-Romagna.

L’imposizione della potatura tardiva ha ritardato la fioritura e invaiatura in viti della cultivar Sangiovese e ha rallentato l’accumulo di solidi solubili (zuccheri) della bacca, producendo valori più bassi di tali composti alla raccolta. La cimatura tardiva, anche in combinazione con la defogliazione tardiva, ha consentito di ridurre i livelli di solidi solubili alla raccolta, in bacche della cultivar Sangiovese. L’applicazione di caolino, poi, ha contribuito a contenere i livelli di solidi solubili, proteggendo il grappolo e preservando un livello di antociani e polifenoli totali più che buono rispetto alla gestione aziendale.

In cantina, l’applicazione di ghiaccio secco durante la raccolta, ha prodotto un aumento generalizzato dell’estraibilità della componente fenolica, con positiva ripercussione sulla stabilità ossidativa e sul colore dei vini. L’uso di lieviti selezionati (bassi produttori di alcol) quali Candida Zemplinina ha prodotto vini caratterizzati da basso contenuto di alcol e alti valori di composti volatili, con un conseguente marcato aumento dell’odore complessivo e una ridotta percezione alcolica rispetto al vino derivato da fermentazione standard (S. cerevisae). L’aggiunta di mosto acido, prodotto dalla raccolta anticipata delle uve, ha comportato una riduzione del contenuto in antocianine monomere nei vini e dell’alcol totale pari al 2% e una maggiore acidità del vino rispetto al Controllo. A seguito dell’aggiunta di un 10% di mosto acido al vino aziendale (90%) è stata registrata un’elevata concentrazione di zuccheri residui (>4 g/L). Tale Tesi, a livello sensoriale, è risultata più gradita e intensa in termini di odore, sapore e piacevolezza complessivi. La Tesi mosto mix (mix di mosti, da raccolta anticipata 10%, e da uve a maturità tecnologica, 90%) ha, invece, presentato una nota alcolica meno marcata.

PROGETTI PER RISPARMIO IDRICO E IRRIGAZIONE

Capofila: CER

Responsabile scientifico: Roberto Genovesi, Stefano Anconelli – CER

Supporto organizzativo: Renato Canestrale – CRPV

Scenario progettuale

CRPV ha collaborato, coinvolgendo direttamente i propri Soci, alla realizzazione di 6 Gruppi Operativi coordinati dal Consorzio per il Canale Emiliano-Romagnolo (CER) e finalizzati a risparmiare l’uso della risorsa idrica in agricoltura, con l’obiettivo di renderlo più efficiente e sostenibile. Un approccio reso ancora più impellente dagli effetti dei cambiamenti climatici, in grado di compromettere, con prolungati periodi di siccità o bolle di calore, i risultati produttivi di molte colture.

I risultati delle ricerche dei Gruppi Operativi

Tenendo conto di questo contesto, su colture frutticole sono stati messi a punto i volumi ottimali di acqua in funzione dei sistemi irrigui (goccia e aspersione) ed è stato attivato un sistema di allerta contro i colpi di calore; su colture orticole ed estensive si è provveduto a integrare le stazioni meteorologiche e la sensoristica wireless già in uso presso le aziende agricole con il sistema esperto IRRINET gestito da CER per ottimizzare e personalizzare il consiglio irriguo. Per alcune colture esemplificative frutticole, orticole ed estensive, poi, si è realizzato un applicativo di facile utilizzo per supportare gli agricoltori nella pratica di fertirrigazione e per ridurre i rilasci di inquinanti nell’ambiente. Nell’ambito di servizi di carattere più territoriale è stato elaborato un modello idraulico che gestisce più efficacemente il prelievo e la distribuzione dell’acqua nella canalizzazione consortile ed è stata razionalizzata la previsione del dato di falda ipodermica e del suo contributo a soddisfare i fabbisogni delle colture.

Approfondimento – Progetto “VITIGNI RESISTENTI”

Il contesto dell’incontro odierno a Tebano favorisce un approfondimento su “Vitigni resistenti”, un’attività che vede un importante coinvolgimento del CRPV e dei propri Soci che, ad oggi, hanno finanziato completamente le attività di ricerca.

La selezione di vitigni tolleranti o resistenti alle principali fitopatie è uno degli sforzi principali del miglioramento genetico della vite, allo scopo di ridurre il numero di trattamenti fitosanitari nel corso della stagione e quindi l’impatto ambientale della coltura e contribuire alla mitigazione degli effetti sul clima.

Grazie al lavoro di alcuni Centri di ricerca nazionali, sono state iscritte al Registro Nazionale delle Varietà di Vite da Vino 14 nuovi vitigni resistenti alle principali malattie fungine e in taluni casi anche una interessante tenuta alle basse temperature, fino a -24 °C. Queste varietà sono già autorizzate in alcune regioni italiane (Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia) e presto lo saranno anche Emilia-Romagna. In virtù della normativa vigente infatti, è necessario che questi vitigni, per essere ammessi alla coltivazione sul territorio regionale, siano opportunamente valutati per almeno tre anni per valutarne l’adattabilità, le caratteristiche vegeto-produttive e la qualità del vino. Nel 2016 è stato autorizzato dalla Regione Emilia-Romagna e messo a dimora dal CRPV a Tebano, grazie al contributo finanziario di Cantine Riunite&Civ, Cevico, Cantina di San Martino in Rio e Caviro, uno specifico vigneto sperimentale di circa mezzo ettaro (unico per dimensioni, disegno sperimentale, scopi e finalità) nel quale si stanno effettuando, oltre al rilievo delle più importati caratteristiche agronomiche ed enologiche, anche tutti i rilievi fitopatologici necessari per valutare l’effettiva resistenza/tolleranza alle principali malattie fungine di queste varietà resistenti. Nove di queste varietà saranno autorizzate alla coltivazione in Emilia-Romagna a partire dalla primavera 2020.

Inoltre, gli stessi partner hanno ritenuto di estremo interesse per la viticoltura regionale finanziare uno specifico progetto di miglioramento genetico per la costituzione di varietà resistenti locali (Sangiovese, Trebbiano, Albana, Pignoletto, Lambrusco Salamino, Lambrusco di Sorbara, Lambrusco Grasparossa e Ancellotta), la cui attività è partita nel 2017 e proseguirà almeno per i prossimi 5 anni, per l’ottenimento di nuove varietà resistenti locali.