L’impresa CAB Ter.Ra ha acquistato i 42 ettari di terreno agricolo sulla Romea Nord, quelli che in precedenza erano stati affittati dal Comune di Ravenna alla fallita azienda agricola Marani.

Il presidente Galavotti della CAB Ter.Ra. di Ravenna, in rappresentanza degli oltre 80 lavoratori, di cui 74 soci, afferma che la vicenda ha fatto parlare di sé in termini di mancata concorrenza, di “soccorso rosso” e di “vendita inopportuna”.

A tal proposito lo stesso Fabrizio Galavotti,  presidente di CAB Ter.Ra, difende l’azienda e chi vi lavora da illazioni che hanno sorpreso e addolorato. “Dimostrano – a parte la mala fede – totale ignoranza di come funziona il lavoro in agricoltura. Ovviamente, siamo sempre disponibili a ospitare i rappresentanti politici che vogliono aggiornare le loro conoscenze ‘sul campo’ ” si esprime Galavotti.

La vicenda si riassume in prime due aste, tenutesi rispettivamente il 20 ottobre 2015 e il 16 gennaio 2016: erano state indette per una cifra di 1 milione e 600 mila euro  tentando di alienare congiuntamente a questi terreni anche quelli della Marani, consistenti in circa 10 ettari di terreno ed alcuni immobili. 

Queste due aste andarono deserte ed anche l’ azienda CAB Ter.Ra. decise di non partecipare, perché il prezzo era fuori mercato. “I prezzi dei prodotti in calo, la concorrenza sleale e i cambiamenti climatici sono i nemici con cui combattiamo ogni giorno. Un investimento deve essere economicamente sostenibile perché si possa giustificare” – commenta Galavotti – “L’idea che ci eravamo fatti era giusta. Nessuno presentò un’offerta”.

La terza asta si è tenuta il 27 giugno 2018,  escludendo in questo caso i beni della Marani. “Giudicammo il prezzo ancora fuori dai valori di mercato, nonostante un ribasso di circa il 10 %. L’asta andò, ancora una volta, deserta” sottolinea il presidente GAlavotti. – “Alla quarta asta del 6 marzo 2019 abbiamo deciso di partecipare. Sebbene il prezzo fosse ancora alto, abbiamo ritenuto che a quelle condizioni ci potesse essere un’occasione di lavoro per i nostri soci e lavoratori.

Per tutto questo tempo, quasi quattro anni, quei 42 ettari sono rimasti incolti.  Le lascio immaginare questo cosa abbia potuto significare per quei terreni.

Il bene è risultato poco ‘appetibile’ sul mercato immobiliare probabilmente perché suddiviso in tre corpi separati tra loro, a loro volta ripartiti in piccoli appezzamenti occupati da variegati alberi da frutto e da altre alberature e risulta gravato da diverse servitù.

Inoltre, come precisato nel bando, ‘sarà da dotare per tutta la sua estensione di un’efficace rete scolante‘ oggi praticamente inesistente.

Oltre a ciò il fondo è completamente recintato, in quanto doveva conferire all’azienda il requisito di Fondo Chiuso a maggior tutela della particolare attività che qui vi svolgeva la Marani.  Adesso questa recinzione risulta essere solo un intralcio alle varie lavorazioni, aumentando le tare e gli incolti, pertanto dovrà essere rimossa e smaltita e sono più di 2 chilometri!

Comunque alla fine ci siamo aggiudicati i terreni. All’apertura delle buste c’era solo la nostra offerta, perché nessun proprietario agricolo ha ritenuto conveniente partecipare. Abbiamo versato una somma di oltre 1 milione e 345 mila euro. Chiunque può fare i conti su quanto abbiamo pagato per ettaro. Forse qualcuno avrebbe preferito che il prezzo scendesse ancora, in modo da poter fare una bella speculazione.

Ma noi siamo braccianti e il nostro mestiere – come si può ben capire dal nome – è quello di coltivare la terra. Lo facciamo da molto tempo, per la precisione dal 1883, perché siamo gli eredi diretti della prima cooperativa della città, l’Associazione Generale fra gli Operai Braccianti del Comune di Ravenna, fondata da Nullo Baldini.

A chi fa politica, se non competenza, chiediamo rispetto” conclude Galavotti.