-10%. A tanto ammonta il calo dei negozi nei nostri centri storici della provincia di Ravenna. Al contrario sono cresciuti hotel, bar e ristoranti.

Lo rivela l’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio realizzata su 120 città, analizzando l’andamento dello stock degli esercizi al dettaglio di 13 categorie merceologiche (tra cui alimentari, rivendite tabacchi, farmacie, carburanti, computer, telefonia, libri, giocattoli, tessili, abbigliamento, ferramenta, mobili, commercio ambulante) e degli alberghi e delle attività di ristorazione.

La riduzione dei negozi dei centri storici è dovuto a scelte relative a scarsa redditività e competizione con e-commerce, centri commerciali, parchi e outlet e ad una ridotta accessibilità da parte dei consumatori.

“L’evoluzione delle attività commerciali, turistiche e dei servizi sta cambiato il volto delle nostre città, dai centri storici alle periferie – dice Paolo Caroli, Presidente Confcommercio provincia di Ravenna.

Il rischio serio che emerge è la desertificazione commerciale: ogni saracinesca abbassata è un impoverimento del tessuto economico e un indebolimento per le nostre città.

Purtroppo, le normative esistenti dimostrano una debolezza e un’incapacità di offrire soluzioni adeguate. Governare la complessità urbana richiede uno sforzo collettivo e investimenti mirati a favore di nuove politiche e modelli di sviluppo.

Il crescente fenomeno dei negozi sfitti nelle nostre città, ancor più evidente nei centri storici, è dovuto a cause diverse quali, ad esempio, la modifica del comportamento di acquisto, la mancata corrispondenza tra l’offerta commerciale e la mutata domanda del consumatore, problemi di vivibilità, accessibilità e declino urbano.

Negozi di vicinato, pubblici esercizi, attività turistiche e servizi svolgono un ruolo economico e soprattutto sociale, generando relazioni di prossimità tra persone, spazi fisici ed economie locali, tanto nei centri storici che nelle periferie ove rappresentano anche un presidio fondamentale per alleviare la tensione sociale e il diffuso senso di insicurezza e per ricucire il legame tra persone, luoghi e imprese favorendo percorsi di legalità.

La previsione di estendere al 100% dei nostri centri storici le ZTL (zone a traffico limitate), disposizione contenuta nel PAIR 2020, di cui poco si parla, ma che avrà un effetto devastante, non va in questa direzione e cioè che i nostri centri storici e le città devono essere i luoghi del futuro, accessibili con una capacità attrattiva determinata da due beni sempre più preziosi: lavoro e qualità della vita.

E’ questa la sfida che ci vedrà impegnati quest’anno come Confcommercio, ma sarà anche la sfida per tutti coloro che vi operano”.