«La posizione avversa al Governo Conte assunta dal Sindaco Michele de Pascale a proposito del commissariamento delle Camere di Commercio che non hanno concluso il processo di fusione e contenuto nel cosiddetto “Decreto Agosto”, non é altro che l’ultimo atto della politica di conservazione del Pd ravennate» la lista civica La Pigna critica duramente l’impegno messo in campo dalle istituzioni di Ravenna contro il “Decreto Agosto” che impone l’accorpamento in tempi rapidi delle Camere di Commercio di Ravenna e Faenza.
«Tra le camere di commercio interessate, infatti, risulta esserci anche quella ravennate la quale da tempo immemore e grazie ai giochi di potere del Pd, cerca di accorparsi con Ferrara anziché con la Camera di Commercio della Romagna (nata dalla fusione tra Forlì-Cesena e Rimini) come sarebbe naturale.
La fusione con la Camera di Commercio della Romagna non é gradita a de Pascale e al Pd di Ravenna, poiché questa soluzione non consentirebbe loro di nominare (seppur indirettamente) Presidente, Giunta Camerale e Segretario Generale.
Ed é questo il punto: a de Pascale, al suo Pd e ai soggetti politici che sostengono la maggioranza in consiglio comunale, interessa esclusivamente gestire le poltrone del potere locale. Il sostegno e la tutela delle aziende ravennati, obiettivi principali della Camera di commercio, non sono di alcun interesse per il Partito Democratico ravennate».
La Pigna entra anche nel merito del decreto: «L’arrivo del Commissario previsto dal “Decreto Agosto”, potrebbe mettere a serio rischio la possibilità di favorire la nomina di un Presidente gradito al Sindaco de Pascale, precludendo così ogni forma di controllo e di influenza del Pd nella gestione della Camera di Commercio.
Ed é altrettanto chiaro come la presa di posizione di de Pascale sia volta unicamente alla strenua difesa dell’attuale Presidente della Camera di Commercio di Ravenna nonché direttore della Confcommercio cittadina, Giorgio Guberti, persona certamente gradita al Pd ravennate, forse anche perché a suo tempo, ovvero quando era ancora Vice Presidente della Camera di Commercio di Ravenna, ha votato l’acquisizione del 20% della proprietà immobiliare dell’inutile e costoso “Pala Fagnani”, il palazzetto dello sport attualmente in fase di realizzazione.
Per questa operazione, la Camera di commercio ravennate ha sborsato ben 3 milioni di Euro che potevano, invece, essere messi a disposizione delle aziende ravennati fortemente provate dalla crisi economica aggravata anche dall’emergenza Covid».
La Pigna non risparmia critiche nemmeno all’operato di Guberti: «Lo stesso Guberti che ha ricoperto il ruolo di presidente di Stepra per ben 9 anni, su indicazione dei soci pubblici e quindi del Pd (Provincia di Ravenna, Comuni della Provincia e Camera di Commercio di Ravenna). La Stepra fu poi messa in liquidazione e successivamente dichiarata fallita.
Giova ricordare che quando Guberti lasciò la Presidenza, Stepra presentava un indebitamento, quasi tutto bancario, che sfiorava i 30 milioni di euro, per acquisizione di terreni da urbanizzare ad uso artigianale e commerciale.
Terreni acquisiti da Stepra senza uno straccio di piano industriale che ne attestasse fattibilità e validità economica e finanziaria, ma solo su indicazione degli enti pubblici soci di Stepra come si evince dalle relazioni al bilancio.
Non si può, pertanto, affermare che le difficoltà di Stepra siano dovute alla crisi economica, poiché le stesse sono unicamente imputabili alla mancanza di una gestione prudenziale e volta a minimizzare i rischi di mancate vendite dei terreni acquistati e urbanizzati.
Oltre al già citato Guberti, nel CDA di Stepra figuravano altri dirigenti delle principali associazioni imprenditoriali ravennati, tutti scelti dal Pd attraverso gli enti pubblici soci.
Soggetti che, in virtù del ruolo associativo ricoperto, avrebbero potuto facilmente verificare l’andamento del mercato immobiliare, evitando il disastro che poi si é puntualmente verificato in Stepra».
«Noi della Lista La Pigna siamo fermamente convinti che il Presidente e la Giunta esecutiva della Camera di Commercio, debbano essere scelti tra gli imprenditori e non certo tra burocrati o funzionari politico-sindacali delle associazioni imprenditoriali, spesso e volentieri rappresentanti o simpatizzanti del Pd di Ravenna.
E ci auguriamo che il piano conservativo del Pd ravennate e sei suoi cortigiani politici non vada in porto, per il bene della nostra città e della sua economia».