È entrato in funzione dal 1° luglio un nuovo algoritmo, messo a punto dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza, che, incrociando le proprie banche dati, in particolare la superanagrafe dei conti correnti, conti deposito, carte di credito, carte di debito, depositi di titoli e fondi comuni di investimento, senza escludere le spese per gli immobili e per la salute, consentirà di individuare in via automatica eventuali anomalie, scovando gli evasori dello Stato, specialmente adesso che arriveranno nuovi fondi dal PNRR. Lo scoglio della privacy è stato superato rendendo anonimo il potenziale informativo usato.

L’ESEMPIO DI BOLOGNA

  • Interessa però direttamente i Comuni l’algoritmo messo in campo a Bologna nel 2020, che, per scovare gli evasori della TARI, usa, integrandole e rendendole interoperabili, banche dati quali il catasto, l’anagrafe civile, gli atti notarili sulle successioni, la riscossione dei tributi, il database dell’Agenzia delle Entrate sui contratti di locazione, l’anagrafe delle imprese e quella tributaria. In linea con l’art. 53 della Costituzione, il principio applicato è quello dell’equità fiscale: pagare di meno pagando tutti. “La banca dati non è altro che la conoscenza del territorio. Grazie agli algoritmi, si va a scovare il 10% di contribuenti evasori della TARI in modo da ridurre l’importo per l’altro 90% , che ora paga di meno” (ha detto Davide Conte, assessore al Bilancio del Comune di Bologna). Aggiungere alla platea dei contribuenti quelli fino a prima sfuggiti alle maglie del Comune consente da un lato di non ridurre e magari di non aumentare il monte annuale di entrata della TARI (che a Ravenna in due anni è salito del 23%, da 25,287 milioni a 31,101) e dall’altro di ridurre beneficamente le bollette dei contribuenti corretti.
  • Il Comune di Bologna, oltre a controllare più a fondo, col nuovo algoritmo, l’evasione della TARI, ne ha rafforzato la riscossione avvalendosi della società per azioni Municipia, anche questo a vantaggio dei contribuenti in regola coi pagamenti, giacché l’insoluto, cioè il monte delle bollette non pagate (che a Ravenna è stato conteggiato per il 2022 in 532 mila), viene ingiustamente scaricato sulle loro bollette.

MUNICIPIA ANCHE A RAVENNA

  • A seguito di una gara indetta dall’Agenzia Intercent Emilia-Romagna, il Comune di Ravenna ha affidato da gennaio 2022 alla società Municipia – che qui è mandante della Sorit, interamente posseduta da La Cassa di Ravenna – i servizi di gestione ordinaria, ricerca dell’evasione e riscossione ordinaria e coattiva dei tributi, in particolare della TARI e dell’IMU/TASI, nonché di ogni altra propria entrata. Fino al numero massimo di 102 mila posizioni annue gestite, il compenso di Municipia, pari al 2,09% sull’incassato, sarà applicato nel 2022 fino al raggiungimento del tetto massimo di 616.100 mila euro. Eventuali ulteriori posizioni saranno gestite con accordo separato. Questo schema suggerisce, a vantaggio reciproco, ma soprattutto dei contribuenti regolari come sopra detto, che per la riscossione della TARI sia messa in atto anche a Ravenna, sull’esempio di Bologna,  una ricerca algoritmica degli evasori capace di ampliare la platea dei contribuenti stessi utilizzando ogni banca dati in possesso o di possibile messa a disposizione del Comune.
  • Un’osservazione a lato è di interconnettere col servizio di riscossione della TARI, come prima banca dati, quella dell’anagrafe comunale. Lista per Ravenna lo sta invocando da tempo, in modo che, per esempio, quando una persona sia deceduta o venga ricoverata in ospedale o casa di cura o centro di assistenza per almeno 120 giorni, non venga più conteggiata da subito, rispettando il regolamento, quale occupante della propria abitazione, evitando di far pagare una quota di TARI non dovuta agli eredi o a lei stessa.

Interrogo dunque il sindaco per sapere se intende dare disposizione ai propri competenti uffici affinché, sull’esempio di Bologna, sia messa in atto anche a Ravenna una ricerca algoritmica di chi evade la TARI.