“Nell’ agosto 2018, commentando amaramente i dati pubblici che ponevano la provincia di Ravenna all’ultimo posto in Emilia-Romagna sul riciclo dei rifiuti e al 3° posto in Italia per la produzione di rifiuti urbani, Lista per Ravenna chiese al sindaco, senza essere ascoltata, che la discarica ravennate di via Romea Nord fosse chiusa a breve termine, resistendo essa al Piano regionale dei rifiuti che aveva disposto l’azzeramento di tutte quelle esistenti in Emilia-Romagna” afferma Alvaro Ancisi, capogruppo di Lista per Ravenna.
“Mentre anche tutti gli inceneritori del territorio regionale erano stati nel frattempo chiusi, era chiaro che, quanti più rifiuti indifferenziati non fossero discaricati nelle altre province, tanto più Ravenna avrebbe confermato la qualifica di Rifiutopoli, meritata grazie alle politiche degli ultimi decenni che ne hanno sacrificato l’aria vitale e l’ambiente naturale a presunti vantaggi economici, in realtà speculativi. Temevamo sopratutto che si stesse addirittura progettando tacitamente un ampliamento della vecchia imponente discarica. Il 21 febbraio 2021 dovemmo purtroppo diffondere la notizia che era in atto la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) di un simile progetto” prosegue Ancisi.
“Presentata da Herambiente per ospitare, con una durata di oltre otto anni, 302 mila metri cubi (cioè oltre cinque milioni di quintali) di rifiuti di vario genere, provenienza e pericolosità, indicativamente scorie e ceneri di combustione, fanghi industriali di varia tipologia e terreni di bonifica, la nuova discarica avrebbe occupato un’area complessiva di 157.000 metri quadrati a ridosso di Punta Alberete, Sito naturalistico di Importanza Comunitaria (SIC) e Zona di Protezione Speciale (ZPS), facente parte in passato parte dell’adiacente pineta San Vitale. Chiedemmo allora pubblicamente al sindaco, “affinché la cittadinanza possa effettuare il bilancio dei risvolti ambientali e salutistici a proprio carico”, di fornirci una serie di elementi di valutazione sconosciuti, senza riceverne alcuno” continua Ancisi.
“La lunga e complessa procedura richiesta per ottenere dalla Regione il provvedimento autorizzatorio unico si sarebbe certamente conclusa positivamente, col beneplacito degli enti locali, se il direttore della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Ravenna, arch. Giorgio Cozzolino, non avesse deciso di far valere la legge..” afferma Alvaro Ancisi.
“L’area in questione, compresa nella “Zona Paesistica Nord tra il Candiano e foce Reno”, è infatti classificata “di notevole interesse pubblico”, sottoposta pertanto a tutela dal titolo III del Codice dei beni culturali e paesaggistici. Nel parere al “Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti 2014-2020”, la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici aveva affermato che nelle aree sottoposte a tale tutela gli impianti di gestione dei rifiuti devono “essere condotti gradualmente verso un depotenziamento dell’attività insediativa, in attesa della loro eventuale dismissione e/o delocalizzazione”, essendo comunque necessario escludervi “la possibilità di ampliamento e di realizzare nuovi impianti”. Di conseguenza, la Soprintendenza di Ravenna ha espresso parere contrario alla realizzazione della nuova discarica. Siccome esso è vincolante per la Regione sul rilascio delll’autorizzazione paesaggistica, a sua volta vincolante per il Comune sulla concessione dei permessi di costruire, la dirigente dello Sportello Unico per l’Edilizia del Comune di Ravenna ha preso atto formalmente che l’ampliamento della discarica non s’ha da fare” prosegue Ancisi.
“A Ravenna, dove è passato di tutto contro l’ambiente, col favore di tutti gli enti e autorità locali, tale bocciatura suona come un evento storico. Lista per Ravenna, che in questa occasione è stata l’unica, tra le forze politiche rappresentate nelle istituzioni, a sollevare allarme e denuncia pubblica, si augura che serva da monito per il futuro” conclude Alvaro Ancisi