“Non abbiamo fatto in tempo a finire di indignarci per l’ennesimo infortunio sul lavoro che è pervenuta la notizia di un altro gravissimo in cui, riporta la stampa, il lavoratore è «rimasto incastrato a un’impastatrice presente in cucina, entrata evidentemente in funzione quando il ragazzo aveva la mano all’interno. Il lavoratore è rimasto incastrato con una mano nel macchinario in rotazione, le cui caratteristiche non avrebbero lasciato scampo ad alcune dita della mano. Per liberarlo, i vigili del fuoco sono rimasti impegnati svariati minuti, per poi affidarlo alle cure del 118».

Il lavoratore ferito al porto, un ravennate di 72 anni (e come si può essere ancora occupati in lavori peraltro pesanti a 72 anni?), «è stato colpito da un grosso tubo in plastica che, dopo essersi staccato dalla macchina operatrice che lo trasportava, è rotolato a terra finendo con il travolgere l’operaio». Nel ristorante in via Agnello, invece, la vittima è «un aiuto cuoco di origine bengalese di 34 anni residente a Fusignano».

Ravenna in Comune esprime, come fatto in occasione dell’altro accadimento di questa settimana, solidarietà e vicinanza al lavoratore, ai suoi colleghi e ai suoi familiari e amici. Non abbiamo avuto notizia di nessun altro che lo abbia fatto, sindacato compreso. Come già sottolineato, evidentemente, la solidarietà «non va più di moda».

Ravenna in Comune ripropone le considerazioni già svolte perché, pur cambiando il tipo di lavoro e le dinamiche degli infortuni, non subiscono variazioni: «Non crediamo alle fatalità. Non ci sono distrazioni non preventivabili, malori imprevedibili o eventi imperscrutabili. Non crediamo nell’esistenza di situazioni al di fuori della portata di una analisi preventiva del rischio e della pianificazione delle strategie da mettere in opera per azzerarlo. Se qualcuno è rimasto gravemente ferito è perché all’inizio della catena di azioni che hanno provocato il ferimento c’è un padrone che ha evitato un costo per rendere un’operazione sicura o ha accelerato i tempi per aumentare i profitti o, comunque, ha messo in conto le conseguenze derivanti dall’irrilevanza del lavoratore rispetto al capitale».

Tutto ciò è inaccettabile e chi se ne disinteressa, politico o sindacalista che sia, non è meno responsabile del padrone all’inizio della catena.”