1) Replico al comunicato dei capigruppo di maggioranza che accusa genericamente l’opposizione di “comportamento irresponsabile” per “l’uscita dall’aula al momento del voto per il bilancio previsionale 2022 – 2024”, il quale “in un momento di grande crisi come quello che stiamo vivendo è un atto miope che rivela la mancanza di contenuti e di visione”. Una parte primaria dei gruppi di opposizione è rappresentata in consiglio comunale dal sottoscritto capogruppo di Lista per Ravenna, il quale ha invece partecipato per intero a quella seduta di Consiglio e a tutte le votazioni avvenute sul bilancio. In quanto poi alla “mancanza di contenuti e di visione”, il sottoscritto ha effettuato, sull’intera materia, il discorso più lungo, organizzato e complesso tra tutti gli amministratori intervenuti, della cui qualità ognuno può ancora rendersi conto ascoltando la registrazione pubblica della seduta. Non avrei mai potuto far mancare il mio voto agli atti fondamentali della mia amministrazione comunale, evitando, nel caso particolare, che fossero approvati all’unanimità, quasi che l’opposizione non esistesse; come pure di far bocciare all’unanimità, senza il mio unico voto favorevole, gli emendamenti al bilancio presentati da altri dell’opposizione.

2) L’unica votazione a cui non ho partecipato (quindi senza dire né sì, né no) è stata sulla mozione dell’opposizione (peraltro approvata da cinque dei suoi consiglieri collegati on line) che ha contestato la posizione del consigliere Baldrati del PD circa l’eventuale trasgressione dell’obbligo, imposto a tutti gli amministratori comunali, di “astenersi dal prendere parte alla discussione ed alla votazione di delibere riguardanti interessi propri o di loro parenti o affini sino al quarto grado” (art. 72 del Testo Unico sugli Enti Locali). Proprio perché rimasto fino al termine, ho avuto modo di dichiarare a verbale che l’argomento merita di essere esaminato a fondo. Su questa materia, la maggioranza avrebbe fatto meglio a non infierire, evitando anche di salire in cattedra. Non è vero infatti che l’obbligo di astensione non si applichi sugli atti di bilancio, perché sono “normativi o di carattere generale”, e perciò esclusi dalla legge. Non sono regolamenti e contengono, nel migliaio di pagine del bilancio stesso e del Documento Unico di Programmazione (DUP), un’infinità di finanziamenti da cui discendono dettagliatamente, anche attraverso il successivo Piano Esecutivo di Gestione (PEG) che li applica, altrettante erogazioni di denaro pubblico a persone fisiche o giuridiche. Basti dire, ma solo per esempio, dei 244 interventi contenuti nel programma triennale dei lavori pubblici per 190 milioni.

Dico solo che non bisogna mai maledire, ma approfondire. Cito, ancora per esempio, l’attuale regolamento dei capanni (per quanto, questo sì, “provvedimento normativo”), dalla cui discussione si astennero tutti gli amministratori di maggioranza e di opposizione quando anche solo un loro parente fosse allora proprietario in parte di uno di quei manufatti. A volte, l’opportunità viene prima che la legge. In ogni caso, va sempre riconosciuta a tutti, insieme alla buonafede, ed escludendo ogni aggressività, la possibilità di correggere ogni errore compiuto involontariamente. D’altra parte, non è che a Ravenna un voto o un intervento in meno produca problemi alla maggioranza.