È stata poderosa la mazzata assestata alle false apparenze con cui la propaganda del Sindaco proietta all’esterno l’immagine di Ravenna: impietosi i risultati di Ecosistema Urbano 2022 pubblicati da Il Sole 24 Ore. Ultimi nella nostra Regione e tra i comuni del centro nord, Ravenna si rivela un territorio disastrato e in accelerato peggioramento sotto molti aspetti. Come Ravenna in Comune lo segnaliamo da tempo. Chi è il maggior responsabile anche se continua a decantare magnificenze inventate di sana pianta?

Col PD che fa il bello e il cattivo tempo, a Ravenna, da quando esiste come partito, è difficile scindere le responsabilità di un’Amministrazione da un’altra: la continuità è il tratto fondamentale che si presenta all’esterno. In realtà, per amore o per forza, ogni Sindaco si cuce addosso un abito su misura, che faccia la sua figura per chi lo guarda e che si adatti nella realtà ai propri bisogni. Quello che de Pascale, nel programma elettorale presentato lo scorso anno per farsi rieleggere, metteva in mostra, era un bel vestito di un verde brillante. Dichiarava che: «L’ambizione di portare Ravenna a livelli sempre più alti di qualità della vita è un’aspirazione alla quale non vogliamo rinunciare. Per farlo è necessario garantire la massima salubrità, sostenibilità, accessibilità e vivibilità dell’ambiente in cui abitiamo. Crediamo in una visione ampia che abbracci con uno sguardo rinnovato e un approccio integrato gli aspetti dell’urbanistica e del verde urbano, della tutela e valorizzazione del patrimonio ambientale, della gestione dei rifiuti, della qualità dell’aria e delle acque. Una visione anche di lungo respiro e guardi al futuro, conscia di una forte responsabilità verso la salute dei cittadini e il contrasto del cambiamento climatico».

In realtà dopo 6 anni e mezzo da Sindaco la realtà è ben diversa. E non potrebbe essere diversamente. Basta una veloce lettura dai giornali per apprendere della frequenza di incidenti stradali che funesta la nostra rete viaria. O i via libera continuamente dati a nuove impermeabilizzazioni, specie se rivolte ad inutili nuove abitazioni (vista la quota di inutilizzato che caratterizza il nostro patrimonio immobiliare) o all’ennesimo supermercato. E poi la devastante politica energetica in cui la spinta a mantenere alti i livelli del gas metano e dei fossili come principale fonte causano dissesti su tutti i fronti, da quello della qualità dell’aria, al riscaldamento climatico all’abbassamento del suolo, ecc. La condizione delle ciclabili (che in realtà sono sempre a doppia destinazione ciclo-pedonale) è sotto gli occhi di tutti: sono strade sicure solo di nome. Nel forese non ci sono poi nemmeno nominalmente. Eccetera eccetera.

Di fatto lo studio aggiornato realizzato da Legambiente e Ambiente Italia ci colloca al 52esimo posto in Italia e perciò nel “bel” mezzo della graduatoria (105 le posizioni in tutto) e, come detto, ci pone fanalino di coda in Emilia-Romagna, ultima tra i capoluoghi della nostra Regione. Guardando alle altre romagnole Forlì è ottava a livello nazionale e Rimini è undicesima. In particolare, spicca il dato negativo dell’uso efficiente del suolo (siamo in 101esima posizione), il tasso di motorizzazione – ovvero il numero di auto circolanti ogni 100 abitanti (82esima), il numero di vittime della strada (81esima) e la produzione annua pro capite di rifiuti urbani (102esima). Non va dimenticato poi che siamo solo al 64esimo posto tra i capoluoghi per installazione di “solare pubblico” e lontanissimi dall’aver aria pulita, al 62esimo posto per PM10. Eccessivo anche lo spreco di acqua (siamo 64esimi). Male l’offerta di trasporto pubblico (67esimi) e la capacità di differenziare rifiuti (68esimi).

Se ci fosse stato bisogno di conferma, si è rivelato evidente che la tonalità di verde dell’abito che mostra in pubblico de Pascale è quella “greenwashing”. Peccato che riceva molto meno pubblicità il fatto che sotto il “greenwashing” il tessuto stia cadendo a pezzi. Come Ravenna in Comune continueremo a costringere l’opinione pubblica a prenderne atto cacciando il dito in tutti i buchi che continuano a formarsi nella trama del territorio.”