“L’8 e 9 giugno si vota per cinque referendum abrogativi. Quattro riguardano il lavoro, uno la cittadinanza. Da repubblicano convinto democratico, voglio ribadire con chiarezza che credo nello strumento referendario, ma ne riconosco anche i limiti e da qui, la necessità di una riforma che ne restituisca l’efficacia e il prestigio.

Il referendum è nato per essere uno strumento di partecipazione diretta ma troppo spesso, in questi decenni, è diventato terreno di scontro ideologico, marketing politico o scorciatoia per evitare il confronto parlamentare. I quesiti sono spesso tecnici, complicati, mal comunicati. I cittadini, più che essere messi in condizione di scegliere, sono lasciati nella nebbia.

Nel merito di questa consultazione, condivido le osservazioni espresse dalla UIL: in particolare sui limiti del Jobs Act soprattutto nella parte in cui ha indebolito le garanzie contro i licenziamenti illegittimi, e sulla sicurezza sul oavoro. Il PRI è da sempre a favore di una legislazione del lavoro che concili diritti e sviluppo, ma senza precarizzare la dignità delle persone. Sulla sicurezza sul lavoro, non possiamo che condividere il fine: non si può morire per lavorare. Ma lo strumento referendario è fragile per intervenire su temi che richiedono una strategia ampia, investimenti, ispettorati funzionanti, cultura della sicurezza.

L’unico referendum su cui come PRI esprimiamo con forza una posizione favorevole è quello sulla cittadinanza. Lo ius scholae, il riconoscimento della cittadinanza italiana a chi è cresciuto e ha studiato in Italia, rappresenta un passo in avanti verso un’Italia più giusta e moderna. Un’Italia che non esclude ma include chi ha dimostrato, con il proprio percorso scolastico, di appartenere a questa comunità. È la visione mazziniana dell’essere cittadini: non per eredità, ma per partecipazione consapevole alla vita della Nazione.

Per questo, come segreteria regionale del PRI Emilia-Romagna, abbiamo proposto alle federazioni licali un documento che invita a votare SÌ al referendum sulla cittadinanza mentre sugli altri quesiti, lascia libertà di voto, nella consapevolezza che ogni repubblicano saprà scegliere responsabilmente.

Tuttavia voglio lanciare un messaggio politico chiaro: senza partiti seri e Parlamento forte, si indebolisce l’intera democrazia. Il referendum può essere un pungolo, non può diventare l’unica voce. E se le riforme non si fanno in aula, non è colpa dei cittadini: è colpa di una classe dirigente che non ha il coraggio di decidere.

In conclusione, partecipare è sempre importante, ma trasformare la partecipazione in buona politica, è la vera sfida che ci attende.”

Il Segretario Regionale

Eugenio Fusignani