Oggi, sabato 11 marzo, siamo a Piombino. Ravenna in Comune ha aderito ed è presente con la rappresentanza ravennate alla manifestazione nazionale dei “Territori in cammino” per contrastare l’imposizione della rigassificazione a Piombino ma anche a Ravenna e in altre parti d’Italia. A breve SNAM vorrebbe collegare la Golar Tundra, una nave rigassificatrice, al gasdotto che sta costruendo: siamo a poca distanza dal centro abitato e un qualunque incidente avrebbe superiori conseguenze rispetto a quelle atroci dell’esplosione di Viareggio. Poi, dopo tre anni, la stessa nave verrebbe spostata a Ravenna, ormai lo sanno anche i gatti, anche se tutti fanno finta che ci siano altre alternative (che non dicono) prima di darne l’annuncio il 24 marzo prossimo.

A Ravenna stanno moltiplicandosi le prese di distanza dal secondo rigassificatore. Molte delle forze politiche che hanno appoggiato o comunque non osteggiato il primo, che SNAM vorrebbe far partire il prossimo anno, si stanno agitando all’idea che ne venga un secondo. Come Ravenna in Comune siamo contrari sia all’attracco e all’operatività della BW Singapore, già formalmente autorizzata da Bonaccini per un quarto di secolo, che al bis della Golar Tundra. Non è questione di “rispetto” come dice il Sindaco, ma di subordinare ad un modello economico ad alto rischio ambientale tutta la vita sociale ed economica ravennate. «I nostri clienti chiedono informazioni sul primo rigassificatore, vogliono rassicurazioni, anche sul fronte dell’inquinamento. Quando è stato presentato il progetto avevamo chiesto che la nave potesse essere attraccata più a largo, ma ci hanno detto che non era possibile. Dalla spiaggia sarà ben visibile con un notevole impatto visivo. Prevedere una seconda nave vuol dire affossare il nostro settore» così i rappresentanti del turismo balneare. Le cooperative della pesca già si sono espresse contro il primo rigassificatore motivandolo con gli effetti diretti nella distruzione dell’ecosistema marino. Poi naturalmente c’è chi ha espresso contrarietà per gli effetti prodotti sulla svalutazione dell’edilizia costiera. E, ancora, chi ha fatto notare come la rigassificazione non risolva in alcun modo la crisi del settore estrattivo off-shore che si trascina da anni con pesanti ripercussioni a livello occupazionale. E poi c’è il mancato finanziamento della filiera dell’energia rinnovabile, pregiudicato proprio dalle enormi risorse assorbite dal rigassificatore (ad oggi quantificate in un miliardo di euro solo per quello di Ravenna). E poi c’è il porto e le limitazioni al traffico navale commerciale. Eccetera. Possono sembrare aspetti secondari rispetto al rischio che si verifichi «l’incidente più catastrofico immaginabile fra tutte le fonti energetiche», contro cui metteva in guardia Piero Angela, ma non vanno trascurati come, invece, lo sono stati sino ad ora da parte della politica locale.

Ravenna in Comune è a Piombino in rappresentanza degli interessi della cittadinanza ravennate a cui sono fin qui state raccontate un mucchio di panzane. È proprio l’aver spalancato le porte alla Golar Tundra che ha creato le condizioni per il secondo rigassificatore. Come Ravenna in Comune, assieme alle altre forze politiche che hanno aderito fin dal primo momento (dov’erano i ravennati “coraggiosi” e “5stelle”?), alle associazioni e soprattutto al Coordinamento ravennate della Campagna “Per il Clima – Fuori dal Fossile”, siamo a Piombino per chiudere quella porta, prima che sia troppo tardi.