Nella nostra Regione una persona su due riceve minacce o insulti ricollegati all’orientamento sessuale, ma se si guarda a calunnie e derisioni si arriva a tre su quattro. Può andar peggio? Sì, perché una su cinque ha subito aggressioni fisiche. Sono i primi risultati emersi dall’indagine promossa dalla Regione e rivolta alle persone LGBTQI+ per indagare sul fenomeno, spesso sommerso, delle discriminazioni e violenze determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere. L’analisi più dettagliata sarà disponibile solo l’anno prossimo ma è già evidente come il centro antidiscriminazioni LGBTQI+ annunciato dal Sindaco un anno fa per Ravenna sarebbe stata una iniziativa quanto mai opportuna. Tra l’altro il costo di circa 100mila euro risultava coperto quasi interamente da un finanziamento statale a seguito del riconoscimento della sua validità da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Così il Sindaco nel comunicato stampa dell’11 novembre 2021: «Questo riconoscimento premia il lavoro che già da tempo stiamo svolgendo contro qualsiasi tipo di discriminazione nella nostra città, perché Ravenna è e sempre più dovrà essere una comunità inclusiva nella quale chiunque possa esprimere il proprio pensiero e agire i propri diritti».

Si capisce perché il risultato lo rivendicasse un anno fa anche Ravenna Coraggiosa, stante la disperata necessità di trovare qualcosa “di sinistra” da sbandierare per giustificare l’insensata partecipazione alla coalizione che sostiene il Sindaco: «Questo è un importante segnale che dimostra la sensibilità della nostra amministrazione, ma anche di quanto sia fondamentale avere una visione progressista per la nostra città, trovando risposte adeguate ai bisogni espressi dai cittadini e dalle cittadine che abitano la nostra Ravenna».

Peccato che a Ravenna dopo un anno del Centro per contrastare le discriminazioni legate all’orientamento sessuale e all’identità di genere, finanziato con fondi ministeriali per 86mila euro, non vi sia traccia. O meglio, qualche traccia c’è visto che ci sarebbe anche una sede, al civico 7 di via Berlinguer, che però nonostante la teorica apertura a maggio ha chiuso i battenti dopo un paio di mesi. Avrebbe dovuto prestare, tra i servizi previsti, uno sportello di prima accoglienza, offrendo assistenza psicologica, legale, lavorativa e abitativa; e poi consulenza e formazione dedicate a enti, media, associazioni e cittadinanza.

Sui motivi del nulla di fatto non si sa niente. La stampa riferisce delle critiche da parte dell’Arcigay: «Mancanza di trasparenza da parte del Comune». E poi dell’estromissione della stessa Associazione che pur figurava tra i partner del progetto: «il Comune ha deciso di modificare il progetto creando un gruppo di lavoro con altri partner nel quale non abbiamo più voce in capitolo» rivela l’Associazione. E ancora: «Eravamo pronti da mesi e ci stanno impedendo di fornire un servizio per il quale stiamo raccogliendo sempre più richieste».

Da parte dell’Assessora competente non arrivano chiarimenti puntuali. Parla del fatto che «Non è semplice gestire le varie forze in campo» e dei ritardi come di «Una questione dettata in parte anche da impegni istituzionali». Si assicura, pur senza dire su cosa si basi la rassicurazione, che il prossimo anno partirà per davvero: «L’inaugurazione sarà a inizio 2023».

Proprio per l’estrema gravità del livello di discriminazioni e violenze che la stessa Regione certifica, l’opacità del Comune sulla mancata attivazione del centro non è accettabile. Come Ravenna in Comune chiediamo vengano esplicitate le precise ragioni, se vi sono, che hanno messo in stand-by un progetto finanziato da risorse pubbliche dedicate. La nostra non è semplice curiosità, per quanto del tutto legittima in una forza politica di opposizione. Riteniamo essenziale accertare se le promesse di avvio del centro siano fondate in quanto gli ostacoli effettivamente superabili. Chiediamo inoltre se vi sia il rischio di perdere questo finanziamento e conseguentemente di affossare il progetto prima ancora dell’avvio.

Ravenna in Comune rivendica nel proprio programma politico come essenziale il contrasto di ogni tipo di discriminazione nei confronti delle persone LGBTQI+ e per questo abbiamo salutato come un passo in avanti, per quante carenze abbia, la legge Regionale 1 agosto 2019, n. 15 contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere. Ora tocca al Comune onorare gli impegni assunti.