“Il progetto di riqualificazione della piscina comunale di Ravenna rientra a tutti gli effetti nel poco edificante palmares degli insuccessi ottenuti dal sindaco Michele de Pascale da quando si è insediato nel lontano 2016, insieme all’ormai famigerato progetto di realizzazione del nuovo Palazzetto delle Arti e dello Sport.

Che sia necessario mettere mano pesantemente all’attuale impianto natatorio cittadino è fuor di dubbio. Tuttavia, tale pessima condizione non poteva certo giustificare un investimento di diversi milioni di euro da parte comunale, su un progetto – quello iniziale – che dava più spazio alla parte commerciale (negozi e ristoranti all’interno dell’impianto), che a quella sportiva (le vasche sostanzialmente restavano quelle attuali) con costi di realizzazione esorbitanti e ingiustificati.

Un piano di ristrutturazione completamente sbilanciato sugli interessi economici di chi avrebbe dovuto gestire l’impianto, che ignorava di fatto le esigenze dei fruitori e non favoriva lo sviluppo futuro degli sport natatori in città.

Va ricordato che alle nostre obiezioni, si unirono anche quelle di molte società natatorie ravennati e questo portò la Giunta de Pascale a fare ciò che era inevitabile, viste le pesanti lacune del progetto presentato all’epoca e soprattutto stante i gravi vizi di forma presenti nei relativi atti amministrativi: ovvero tornare sui propri passi.

Dal 2018 ad oggi, di tempo ce n’è stato per poter rivedere ma soprattutto attuare il progetto della nuova piscina comunale. Eppure, a distanza di ormai 6 anni, non si è visto ancora nulla. Le scuse? Sempre le solite: il Covid, il caro energia, il costo dei materiali edili, ecc.

Certo è che leggere le dichiarazioni del gestore della piscina, apparse pochi giorni fa su un organo di stampa locale, lascia davvero esterrefatti. Dichiara, infatti, il gestore riferendosi alle sopra citate obiezioni: “Se il Comune avesse ignorato quelle lamentele oggi avremmo già una nuova piscina. Che darebbe un’offerta in più sul nuoto verticale cioè idrobike e fitness, darebbe spazio all’attività 0-3 anni che oggi è impossibile, darebbe uno spazio all’aperto in estate come alternativa al mare”.

Come a dire che l’amministrazione comunale doveva infischiarsene delle legittime e quanto mai motivate contestazioni mosse dai principali interessati all’uso della piscina: le società di nuoto. Non certo lamentele fatte tanto per aprire bocca, come invece sembra voler far intendere il dichiarante.

Davvero una posizione inaccettabile se si considera che viene espressa proprio da chi gestisce il servizio in favore di queste società e non solo.

Lo stesso prosegue, poi, rincarando la dose: “La città non ha la capacità ricettiva per ospitare atleti e accompagnatori degli eventi internazionali, non si può fare il paragone con Riccione. Per le esigenze locali basterebbe poco più di quello che c’è ora”.

Una posizione che esprime grandi limiti: primo fra tutti la totale mancanza di visione per l’espansione degli sport natatori in città che, al contrario, richiamerebbe una tipologia di turismo, quello sportivo per l’appunto, portando Ravenna al centro degli interessi degli organizzatori di eventi natatori importanti.

Non è affatto vero che Ravenna non può aspirare a soppiantare Riccione negli sport in vasca: l’unico limite che abbiamo è quello di una amministrazione incapace di gestire anche il più semplice appalto.”

 Veronica Verlicchi

Capogruppo La Pigna, Città-Forese-Lidi