“La Gazzetta di Modena ha riportato una notizia che, se rispondente al vero, si connota come un fatto di rilevante gravità per il tecnico  sanitario risultato positivo e non vaccinato che continua a d operare all’interno  dell’Ausl di Modena. Nello specifico si tratterebbe di un tecnico addetto alle mammografie,  non vaccinato  e la cui positività è stata accertata, che opera all’interno della struttura per lo screening mammografico  a contatto con le pazienti e il  personale sanitario” a riportare la notizia è Gianfranco Spadoni di Lista per Ravenna.  “Tre professionisti sanitari colleghi della persona in oggetto sono stati isolati e ben 40 donne saranno sottoposte allo screening a dieci giorni dalla data del contatto in cui l’operatore potrebbe essere strato positivo, con  tampone precauzionale di controllo.  Una situazione davvero incomprensibile e grave evidenziata anche dal  direttore generale dell’Ausl di Modena il quale aveva già inviato 2400 lettere di sollecito ad effettuare la vaccinazione, oltre  alla sospensione di alcuni professionisti sanitari non ancora vaccinati, che pare, tuttavia,  non siano dipendenti dell’azienda stessa. Una situazione, dunque, molto grave la cui soluzione non può limitarsi alla semplice  indagine epidemiologica per evitare focolai, ma ha delle ripercussioni etiche, sociali e sanitarie molto pesanti”.

Quanto accaduto a Modena,  porta Spadoni ad una riflessione più generale riguardante la nostra azienda di Ravenna: “Non esiste un obbligo vaccinale, né esiste un divieto al riguardo, ma le stesse norme principio della Costituzione, nel superiore interesse della salute pubblica rendono il vaccino necessario. Come sempre in Italia con il record assoluto del numero leggi rispetto a tutti i Paesi europei, sull’argomento pare non esista una normativa che sappia salvaguardare  l’equilibrio tra i diritti della sfera individuale e la necessità di tutela della salute pubblica. Ma proprio fra i diritti individuali, va tutelato quello che il paziente, in modo trasparente, prima di ogni prestazione sanitaria, possa ottenere tutte le garanzie e le adeguate  informazioni sulla regolarità vaccinale dell’operatore con il quale dovrà effettuare la vista o la prestazione sanitaria”.

Secondo Spadoni quindi: “È indispensabile, dunque, che anche l’A.Usl della Romagna preveda il rispetto del diritto della persona in veste di paziente, di ottenere in modo chiaro e trasparente  tutte le  assicurazioni sull’obbligo vaccinale quale requisito per l’esercizio della professione, prima di essere sottoposto ad ogni singolo trattamento sanitario”.