La sottoscrizione dell’accordo da parte della associazioni dei proprietari della provincia di Ravenna con due associazioni degli inquilini, certo non “maggiormente rappresentative” come invece indica la norma, rappresenta una rottura inaccettabile nel metodo e nel merito.
Nel metodo perché si è trattato di una sottoscrizione piratesca, alla vigilia della convocazione del tavolo istituzionale che avrebbe certamente portato a un esito più equilibrato, e oltretutto con la compiacenza di almeno un’associazione inquilini che aveva contribuito alla stesura di una proposta unitaria ben diversa. Nel merito per le pericolose conseguenze che produrrà nei confronti di inquilini e proprietari, al di là delle dichiarazioni espresse da alcune associazioni firmatarie. Sono, infatti, presenti contenuti contrari alle norme di legge esistenti e previsioni che minano la trasparenza che deve essere alla base di qualsiasi contratto, perché ad esempio la struttura dell’accordo è tale da mascherare la reale portata degli aumenti che produce.
Crediamo non sia possibile affrontare in questo modo la fragilità che vivono i cittadini ravennati e coloro che vorrebbero prendere domicilio nel nostro territorio, in quanto le condizioni dell’abitare sono oggi già sufficientemente destrutturate. Crescono gli sfratti per morosità e per fine locazione senza che vi sia un’alternativa abitativa. Anche chi cerca casa, perché ha vinto un concorso pubblico nel nostro territorio, deve rinunciare all’assunzione perché non trova un domicilio in affitto.
Oggi, come non mai, bisogna guardare in faccia alla realtà e, senza “scorciatoie”, dobbiamo individuare il giusto equilibrio, come previsto dal legislatore con la 431/98 a tutela di tutti.
Come già ampiamente dimostrato con le proposte avanzate nel confronto consumatosi nell’ultimo biennio, che ha visto due alluvioni, quattro incontri diretti con i proprietari e due convocati dalla Provincia (con pause anche di 6 mesi per attendere un testo dai proprietari che non arrivava mai), siamo disponibili a prendere in considerazioni proposte di aumento; come diamo la disponibilità a ragionare su incentivi per sbloccare immobili che rimango vuoti.
La contrattazione territoriale non può essere un mero ingranaggio legato a una percentuale dell’inflazione, le dinamiche abitative hanno complessità tali che solo la costruzione di un osservatorio costituito da parti sociali e istituzioni, può analizzare tutte le dinamiche sulle politiche abitative e gettare le basi per una contrattazione che risponda alle necessità del territorio con equilibrio.
Per questi motivi condividiamo fermamente la necessità di riapertura del tavolo e siamo totalmente disponibili a ricercare una soluzione più equilibrata e rispondente agli interessi di inquilini e proprietari.
Inoltre, per fare chiarezza, testo alla mano, organizzeremo una conferenza stampa, martedì 14 ottobre 2025, nel corso della quale non solo ricostruiremo esattamente il percorso che ci ha portato ad oggi, ma, con l’ausilio di simulazioni su contratti già in essere, renderemo esplicito come la somma degli aumenti dichiarati, aggiunti al conteggio dei mq di ogni immobile da prendere a riferimento per il calcolo del canone, assieme alle modifiche effettuate nell’elenco dei parametri qualitativi dell’immobile per individuare la fascia da prendere come base di calcolo (bassa, media, alta), porterà inevitabilmente ad aumenti degli affitti dal 15 ad oltre il 35%.
Solo con la riapertura del tavolo, la modifica del testo e la sottoscrizione anche da parte delle scriventi organizzazioni maggiormente rappresentative ci sarà un accordo rispettoso di inquilini e proprietari, a cornice delle politiche abitative di domani.

























































