Le temperature registrate in questo ottobre caldissimo rischiano di provocare forti danni all’agricoltura.

L’allarme arriva dalle cooperative agricole associate a Legacoop Romagna,  già alle prese con la difficile gestione del post alluvione.

A settembre, la pioggia è diminuita del 65% e ormai a metà ottobre le temperature superano i 30 gradi.

Queste condizioni stanno alterando il ciclo vegetativo delle piante.

Le cooperative agricole non riescono a preparare un idoneo letto di semina a causa del terreno arido, con  ritardi nelle semine di diverse colture come cicoria, colza, grano e erba medica.

La mancanza di umidità del terreno impedisce una nascita e crescita corretta delle piantine come per i vivai di orticole a cui occorre una quantità di ore di freddo  sempre più difficile raggiungere, a scapito della loro qualità.

Per le viti, l’alta temperatura potrebbe ritardare il blocco vegetativo, ossia la fase in cui le piante riposano e accumulano nutrienti per il futuro.

Per quanto riguarda la frutticoltura sono già gravi in tutta Italia gli effetti delle temperature anomale e fuori stagione.

Particolarmente colpiti mele, kiwi verdi, uva da tavolo. Si lamentano riduzioni della quantità delle produzioni, ritardo nella fase terminale della maturazione di alcuni frutti (che ad esempio non riescono a raggiungere la corretta coloratura delle bucce), e peggioramento della qualità del prodotto, con danni da “bruciatura” e frutti di minori dimensioni.

Il comparto sementiero è molto preoccupato per quasi tutte le varietà di produzioni; si sono svolti da poche settimane i trapianti e le piantine sono estremamente sensibili alla carenza di acqua. Il rischio è la perdita di ettari e di produzione nella futura campagna 2024.

In assenza di precipitazioni alcune strutture hanno già iniziato ad irrigare, altre potrebbero seguire presto se le condizioni meteo non dovessero cambiare. Ci sono anche problemi nella preparazione dei terreni, specialmente quelli alluvionati, e nel controllo meccanico delle erbe infestanti.

Il Coordinamento delle cooperative agroalimentari di Legacoop Romagna sta seguendo da vicino questo tema e di recente si è tenuto un incontro con economisti, meteorologi e scienziati agronomi.

Gli studi attuali si stanno concentrando anche sulla creazione di varietà resistenti alla siccità e si stanno adottando approcci tecnologici per migliorare la ritenzione idrica del suolo, misurare i parametri delle piante, utilizzare metodi agricoli a minore dispersione delle risorse e controllare l’esposizione al sole delle piante.

Queste nuove prospettive, però, hanno un costo elevato e necessitano di una sperimentazione dai tempi medio-lunghi.

«Il clima sta cambiando a un ritmo mai visto in 40 anni — dicono i responsabili agroalimentare di Legacoop Romagna, Stefano Patrizi e Federico Morgagni —. L’agricoltura si trova a fronteggiare sfide mai viste e crescenti a causa di questa  evoluzione climatica. Con stagioni sempre più calde ed eventi estremi in aumento, come alluvioni, trombe d’aria, grandinate e gelate tardive, la resilienza delle coltivazioni e delle aziende è sotto pressione e gli investimenti necessari per fronteggiare il riscaldamento globale non sono alla portata di tutti».

«Siamo pronti ad adottare soluzioni innovative per garantire un futuro sostenibile, ma serve un forte sostegno da parte delle istituzioni, che devono mettere da parte le posizioni negazioniste e ristabilire un’alleanza forte con la scienza e l’università», conclude il presidente di Legacoop Romagna, Paolo Lucchi.