Con alle spalle l’importante fase elettorale regionale e a pochi mesi dal medesimo e altrettanto importante appuntamento per il Comune di Faenza, Confesercenti elabora alcune riflessioni sulla condizione di salute del tessuto imprenditoriale faentino e sulle criticità del territorio e indica alcuni temi sui quali ritiene fondamentale elaborare strategie di lavoro e sviluppo.

“L’ultimo decennio è stato caratterizzato da un triste leitmotive negli appelli di Confesercenti alle Pubbliche Amministrazioni: la continua e drammatica perdita di consistenza della rete commerciale. Una perdita che si legge nei costanti saldi negativi tra imprese iscritte e cessate in Camera di Commercio. Il 2019 non ha fatto eccezioni : il territorio dell’Unione della Romagna faentina ha perso 75 imprese nel commercio e 29 nel turismo (solo per Faenza sono -60 nel commercio e -15 nel turismo).

Che fare? E’ una domanda forse anacronistica di fronte ai cambiamenti radicali (liberalizzazioni, esplosione della grande distribuzione organizzata, la rivoluzione digitale e la mancata semplificazione ecc) che in questi anni sono intervenuti a modificare le abitudini di acquisto dei consumatori e la conformazione dell’offerta commerciale dei centri storici e dei piccoli paesi, cambiando anche i connotati dei centri abitati (alcuni commercialmente desertificati o in via di desertificazione).

La digitalizzazione ha comportato in ultimo sia un aumento di costi per le piccole imprese che un maggiore sforzo di adeguamento ai cambiamenti: ha comportato in sostanza perdita di tempo e di denaro e pertanto perdita di competitività.

Al costante incremento di incombenze non è però seguita una parallela riduzione dei relativi costi ( leggasi commissioni bancarie, costi dei POS e della strumentazione informatica ecc ) con la conseguenza che in buona sostanza si scoraggia l’imprenditorialità e il lavoro autonomo, ogni giorno.

  • Incentivare l’imprenditorialità

Per ridare fiato e spirito di iniziativa alla piccola e piccolissima impresa occorre rafforzare e rendere strutturali gli strumenti tentati in questi anni sia a livello comunale, che regionale oltre che nazionale. Faenza ha tentato un approccio positivo al tema dei negozi sfitti con il Bando sui Temporary Shop nel 2019. L’esperienza è stata positiva: su 4 temporary shop (i quali hanno aperto il loro negozio temporaneo per 3 mesi a zero costi), 2 hanno proseguito nel loro progetto imprenditoriale. Tale iniziativa non deve essere a spot ma resa strutturale e anzi va ricercata una sempre maggiore collaborazione dei proprietari privati degli immobili, sia per invitarli a mettere a disposizione i locali per tali progetti sia per sensibilizzarli a calmierare i costi degli affitti, oltre che per mantenere in stato decoroso i locali vuoti spesso ricettacolo di rifiuti e sporcizia.

Sempre il Comune di Faenza ha messo a punto, con le Associazioni Imprenditoriali e nell’ambito degli obiettivi condivisi del Patto per lo Sviluppo, un bando che restituisce per tre anni IMU, TARI e Imposta di Pubblicità alle imprese che aprendo o ampliandosi creano un incremento occupazionale. Non utilizzato appieno finora, il bando è però certamente uno strumento valido che andrebbe reso strutturale, con i dovuti accorgimenti che ne rendano possibile la sostenibilità per il bilancio comunale.

Anche la Regione ha stanziato risorse e aperto opportunità per le imprese situate in zone montane ( bando Irap ), per gli esercizi polifunzionali e nel 2020 si sono aperte nuove importanti opportunità di contribuzione per le imprese del commercio e del turismo, vedremo se le risorse stanziate saranno sufficienti.

Infine con le norme previste dal Decreto Crescita i comuni con popolazione inferiore a 20.000 abitanti hanno strumenti concreti per riconoscere agevolazioni economiche per gli investimenti nel commercio.

Ci sono quindi da parte delle Istituzioni il riconoscimento della situazione critica nel settore del commercio e in genere delle piccole imprese e la volontà di introdurre strumenti che possano calmierare gli effetti della crisi, ma tutti i livelli devono interagire per coordinare questi strumenti affinché siano complementari, affinché si rafforzino a vicenda e affinché siano effettivamente incisivi per le imprese che ne devono o possono beneficiare. In questo il confronto con le Associazioni di rappresentanza degli interessi economici è fondamentale.

Lo stato di crisi della rete commerciale tradizionale deve essere riconosciuto come emergenziale e come causa di impoverimento della qualità della vita dei piccoli paesi come dei grandi, delle frazioni come dei centri commerciali naturali. Tale stato di crisi va affrontato come tale con tutti gli strumenti atti a contrastarlo, al pari di quanto è stato fatto per il mondo dell’Agricoltura da Unione Europea, Stato e Regioni attraverso contributi per i primi insediamenti e per il ricambio generazionale, sussidi, Fondo di solidarietà,  esenzioni tributarie ecc.

La desertificazione commerciale, in qualsiasi contesto, va riconosciuta come una piaga, anche sociale, per la vivibilità dei luoghi e come tale va contrastata.

  • Accelerare sul Turismo

Il territorio faentino vanta da 5 anni costanti performance turistiche positive. Contestualizzare correttamente il territorio nell’ambito della Destinazione Turistica Romagna è fondamentale per beneficiare dell’attrattività di tutto il contesto fatto di Città d’Arte, Costa, Borghi, Natura ecc.

Avendo inoltre la sua collocazione anche, grazie a IF, nella Destinazione Turistica della Città metropolitana di Bologna, è possibile godere di un moltiplicatore positivo in termini di attrattività turistica.

Le potenzialità del Turismo sono decantate e note. Il territorio faentino deve però fare la sua parte preparandosi su molti fronti a coglierne le opportunità.

L’accoglienza è un fattore fondamentale che deve permeare l’intero tessuto, sia pubblico che privato. Occorre dare sistematicità e professionalità a un sistema di info-point diffusi che in autonomia e per necessità si sono auto-istituiti: edicole e pubblici esercizi con spirito di intraprendenza e autonomamente oggi già fungono da punti informativi, adeguandosi alla richiesta di turisti e avventori. Tali prassi vanno consolidate creando con sistematicità una rete diffusa di esercizi pronti e professionalmente preparati a fare accoglienza turistica, non sporadicamente e a spot ma in maniera sistematica, diffusa e ben riconoscibile.

Tutti i soggetti competenti in materia ( IF, Pro Loco, Ufficio Turistico Associato ecc ) devono lavorare insieme per promuovere una offerta formativa per imprenditori (titolari di esercizi turistici ed edicole) che vogliono identificarsi come punto di riferimento, riconoscibile, per fare accoglienza e informazione turistica. Tali percorsi formativi devono incentrarsi non solo sulla conoscenza delle eccellenze turistiche del territorio ma anche sull’apprendimento almeno della lingua inglese.

Attraverso specifici protocolli, che in certi territori sono già operativi (Cesena, Bologna ecc), è possibile promuovere questa rete di pubblica utilità riconoscendo ai soggetti sottoscrittori benefit in termini di riduzione delle imposte locali con particolare riferimento all’azzeramento  della tassa di occupazione suolo pubblico. Tali abbattimenti consentirebbero a una categoria, quella delle edicole, fortemente in crisi di potersi riconvertire parzialmente in altri ruoli e di poter abbattere i costi di gestione che stanno spingendo molti edicolanti ad abbassare la saracinesca definitivamente.

Mettere in atto questa proposta rappresenterebbe una situazione win to win dove sia il pubblico che il privato ( ma il territorio tutto ) avrebbero un esito positivo.

Naturalmente non è sufficiente dotare il territorio di una rete di info-point turistici perché andrebbero garantiti altri interventi anche strutturali: da anni Confesercenti sottolinea la necessità di riqualificare l’accesso alla città (uscita del casello autostradale e percorso di accompagnamento alla città) per renderlo più gradevole, meno degradato e più adeguato a offrire subito la corretta informazione su cosa il territorio offre. Bene il tanto decantato “Bosco Urbano” nella rotonda all’uscita dell’autostrada, ma non è sufficiente a creare identità e attrazione turistica. Occorre anche mitigare certe bruttezze industriali e disseminare i percorsi di accesso alla città di simboli e richiami alle eccellenze turistiche di tutto il territorio (le rocche, il Palio, l’architettura neoclassica, la natura e le terme ecc.) 

L’accoglienza turistica deve fare inoltre un salto di qualità (e quantità) in previsione dei Grandi Eventi come Argillà, indiscussa perla della programmazione eventi e manifestazione di fondamentale importanza per la sua sempre crescente ricaduta economica sull’intero territorio. La città deve rafforzare, anche con punti informativi aggiuntivi nei luoghi chiave della città (stazione ferroviaria, accessi al centro urbano dall’autostrada) la accoglienza dei visitatori e la capacità di dare risposte sull’offerta complessiva del territorio.

  • Accesssibilità del Centro Storico

Il Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) getta molte ombre sulla futura accessibilità del Centro Storico. Le esigenze di sostenibilità ambientale e i provvedimenti atti a raggiungere questi obiettivi non possono solo passare dalla riduzione dell’accessibilità delle auto al centro, pena la perdita ulteriore di vivibilità del centro dove la rete del commercio funge ancora da presidio sociale, garanzia di sicurezza, servizio al cittadino e al turista ecc.

Un centro vuoto si svuoterà ancora di più: la preoccupazione è alta. La desertificazione commerciale dei centri storici prelude a nefaste conseguenze per tutto l’assetto del cuore cittadino. Vanno da subito messe in campo soluzioni di rafforzamento dell’accessibilità: parcheggi, agevolazioni per la sosta, parcheggi scambiatori e navette, valorizzazione e qualificazione dei percorsi pedonali, attrattività delle isole pedonali ecc.

La ricchezza commerciale di centri e paesi va sostenuta non solo, come già detto, con opportunità economicamente incentivanti e sgravi ma anche attraverso la sensibilizzazione di cittadini e utenti in ordine all’importanza di vivere e frequentare i centri come luogo di socialità e simbolo di comunità.

Confesercenti Faenza lascia al dibattito pubblico queste riflessioni, che non esauriscono ovviamente i temi nell’agenda dell’Associazione (fra i temi prioritari ci sono la riqualificazione dei mercati ambulanti cittadini, la semplificazione e velocizzazione dei processi autorizzativi in seno al settore urbanistico, la risoluzione della vicenda Bolkestein, solo per citarne alcuni ) ma che riguardano la base dello sviluppo del territorio”.