De Pascale si è rimangiato la promessa di chiudere a breve l’Angela Angelina che aveva formalizzato con un comunicato ufficiale del Comune di Ravenna il 6 luglio 2017. Ora anche il traguardo della chiusura nel 2027, quando comunque scadrà la concessione rilasciata a ENI, viene definito “ottimistico”. Eppure non è in discussione il danno arrecato dall’estrazione a poche miglia dalla costa soprattutto per quel territorio che ha al proprio centro Lido di Dante. Non ha dubbi la Regione che lo scorso anno ha così risposto al Ministero sul PITESAI: «la concessione Angela-Angelina, entro le 12 MN, determina tuttora tassi di subsidenza superiori a 15 mm/anno nel tratto di costa interessato». E non ha dubbi nemmeno il Comune se nel 2016 ha approvato un apposito ordine del giorno con voto favorevole di PD e PRI: «superamento dei punti di estrazione più vicini alla costa, a partire dal pozzo Angela Angelina del quale si deve prevedere la totale cessazione con netto anticipo rispetto alla concessione in essere». Stando al proprio programma elettorale non dovrebbe avere dubbi nemmeno lo stesso de Pascale: «va eliminato il punto di estrazione Angela e Angelina per l’eccessiva vicinanza alla costa e i suoi effetti nell’area molto fragile di Lido di Dante, Lido Adriano e foce Bevano».
Nonostante questo de Pascale, secondo quanto da lui stesso raccontato, tante volte è andato in giro per i palazzi romani, ma solo a vantaggio dei petrolieri: «a battermi per il rilancio della produzione nazionale» ama specificare. Evidentemente la chiusura dell’Angela Angelina nel rispetto della volontà dei cittadini, dei loro rappresentanti in Consiglio Comunale e perfino di quanto da lui stesso promesso, non meritava il suo interessamento. Per come la vede lui, anzi, «non sarà questo il momento in cui si farà un provvedimento ad hoc per questo decommissioning». Insomma, se anche il Sindaco che rappresenta la comunità che più soffre per l’attività della piattaforma, viene meno alla sua stessa reiterata promessa, non c’è più speranza.
Alle scorse elezioni la metà dei nostri concittadini ha voltato le spalle alla possibilità di esercitare la scelta di una rappresentanza: tra non voto, schede bianche e nulle la protesta è arrivata al 49,9% del corpo elettorale. Quando la politica ai massimi livelli del nostro Comune si fa palesemente beffe della volontà dei cittadini che è chiamata a rappresentare si crea un danno enorme alla democrazia. È un danno altrettanto evidente di quello causato dalle mareggiate e dall’ingressione marina prodotte dalla subsidenza indotta dall’Angela Angelina. Come Ravenna in Comune, nonostante tutto, continuiamo a credere nei fondamenti democratici della nostra Repubblica. Perciò siamo convinti che anche di questo danno de Pascale, prima o poi, sarà chiamato a rispondere davanti al tribunale elettorale della nostra comunità.