“La crisi bellica del Mar Rosso, del canale di Suez e di parte del Mediterraneo non solo aumenta l’inflazione ma provoca incrementi nei noli e nei trasporti con ritardi in import ed export che si riverberano sull’aumento del prezzo del gas, in crescita veloce verso un +9%”, afferma per il PRI Giannantonio Mingozzi.
“C’è da chiedersi che fine hanno fatto i recenti impegni governativi e di ministri qualificati (da ultimo Pichetto Fratin a Ravenna in apertura di OMC) di autorizzare nuove estrazioni in Adriatico per aiutare la capacità energetica del nostro Paese ed evitare che ogni risorsa venga depredata da Paesi dell’altra sponda; le istituzioni ravennati e la stessa Regione si augurano, ormai da un decennio, che questa decisione venga assunta a beneficio dell’economia italiana e delle imprese del settore, e questo sarebbe un buon momento per deciderlo; ma evidentemente,  continua l’esponente dell’Edera, la consapevolezza di quanto sia importante in una situazione di conflitti così drammatici poter contare su risorse proprie e che costano meno ancora non è presente e sentita”.
“La corsa all’approvvigionamento di forniture energetiche è già iniziata ed avremo a che fare con ritardi nelle consegne ed ulteriori aumenti dovuti al costo del metano che importiamo, conclude Mingozzi; Ravenna può essere ancora di aiuto al Paese come lo dimostra oggi in tanti settori dell’economia e della produzione di energia, ma le scelte importanti vanno compiute nei momenti giusti ed ogni ritardo ne mina la credibilità e l’utilità; del resto è pienamente condivisibile l’augurio del presidente ABI Patuelli ieri a Bruxelles affinchè si sostenga il sistema bancario europeo dotandolo di maggiore efficienza e flessibilità di fronte a situazioni internazionali così difficili ma anche alla volontà delle imprese di assolvere il proprio compito con dedizione, coraggio ed attenzione occupazionale”.