Ieri sera si è tenuta al Villa Abbondanzi Resort di Faenza la quarta edizione de “La Cena delle Stelle”, evento esclusivo in cui l’alta cucina si mette a disposizione della solidarietà e della lotta contro il cancro nato nel 2019 grazie all’amicizia che lega Istituto Oncologico Romagnolo e lo chef Igles Corelli, maestro indiscusso della ristorazione italiana. Anche quest’anno il noto volto di Gambero Rosso Channel e vincitore di 5 stelle Michelin aveva messo insieme una brigata d’eccezione, con Giacomo Devoto agli antipasti, Stefano De Gregorio al secondo e Alberto Faccani al dessert: un team che ha fatto squadra solo per una sera, solo per sostenere la causa della ricerca scientifica che porta al letto dei pazienti nuove prospettive di cura. La Romagna ha, come sempre, dato una bella risposta di responsabilità e di presenza: erano 120 le persone che hanno approfittato di questo “viaggio” nei sapori, per un incasso che ha sforato i 33.000 euro grazie anche alla generosa partnership, che si ripete dall’edizione 2022 della “Cena”, di Terre Cevico. A questi si sono aggiunti i contributi extra arrivati nel corso della serata, 1.400 euro, in seguito alla testimonianza di Laura Lugaresi, medico generico del cesenate che ha portato la propria esperienza di malata oncologica in follow-up, e della proiezione del video girato dallo IOR insieme a due ricercatrici IRST, le giovani dottoresse Chiara Spadazzi e Chiara Casadei, che hanno presentato lo studio METADREAM, a sostegno del quale andranno appunto i proventi dell’evento.
La ricerca in questione mira a far luce sui meccanismi alla base di un fenomeno ancora poco conosciuto ma con un impatto sulla vita delle donne con carcinoma mammario positivo ai recettori dell’estrogeno, che rappresenta la stragrande maggioranza delle diagnosi di tumore al seno: la “dormienza tumorale”, caratteristica propria di questa neoplasia. «Le cellule del tumore primitivo possono staccarsi, raggiungere una nuova sede, solitamente l’osso, e li possono “addormentarsi” per un lungo periodo di tempo, senza proliferare ma anche senza risultare sensibili ai trattamenti farmacologici – spiegano le ricercatrici – dopodiché possono tornare a dar manifestazione di sé anche a distanza di dieci, quindici anni, comportando in questo modo una recidiva di malattia a quel punto molto complicata da trattare. Non avendo ancora indicazioni certe sulle persone a più alto rischio, tutte le pazienti seguono un follow-up serrato che determina possibili effetti collaterali a causa dei trattamenti, oltre a uno stress emotivo ulteriore. Pur non disponendo delle tecnologie necessarie per evidenziare la singola cellula tumorale all’interno dell’organismo, con METADREAM ci poniamo l’obiettivo di imparare a identificare le pazienti con le probabilità maggiori di sviluppare una metastasi: in questo modo non solo potremo seguire più da vicino queste ultime per procedere a una diagnosi tempestiva ma cercheremo di trovare anche il trattamento più adeguato per evitare la possibile recidiva, allentando invece la supervisione di quelle donne per cui questa eventualità è meno marcata».
Proprio Laura Lugaresi ha portato la sua testimonianza di paziente oncologica con diagnosi di tumore positivo al recettore degli estrogeni e, per questo, in fase di trattamento per evitare possibili ricadute. «Non avendo ancora l’età per rientrare nei programmi di screening ho scoperto la mia malattia quasi per caso, accompagnando un’amica a fare gli esami – ha confidato nel corso della serata – può sembrare strano ma devo ammettere che “attraversare la barricata” e passare da medico a paziente non è stata un’esperienza del tutto negativa: il tumore mi ha dato la possibilità di rallentare concentrandomi maggiormente su di me e sui miei bisogni. Prima, anche a causa del mio ruolo di “madre”, non l’avevo mai fatto e non ho mai permesso alle persone a me vicine di aiutarmi. Non provo quindi rabbia verso la malattia, semmai un po’ verso le terapie: nella fase in cui mi trovo sono infatti i trattamenti che faccio per evitare eventuali recidive, e i loro effetti collaterali, che mi fanno stare male. Sono riuscita comunque, grazie ai professionisti del PRIME Center, la struttura di medicina integrata che lo IOR ha creato a Cesena, a rendere questi sintomi più gestibili, tanto che quando alcune amiche mi hanno chiesto di tornare a giocare a pallavolo con loro non ho esitato un attimo a rimettere le ginocchiere: abbiamo persino vinto un torneo recentemente. In ogni caso sostenere la ricerca è fondamentale: per questo ho accettato di essere qui e lo dico con forza, sia da paziente che da medico. I passi avanti effettuati dal punto di vista delle conoscenze oncologiche, la miglior sensibilizzazione della popolazione, i programmi di diagnosi precoce ci hanno permesso di raggiungere ottime prospettive di guarigione per il tumore al seno: ma qualche donna può sempre sfuggire, tanto più che il carcinoma è in leggero aumento nelle fasce di popolazione al di fuori dei programmi di screening, com’ero io quando mi è stato scoperto».
Laura è stata ringraziata personalmente per la testimonianza offerta, nel corso della serata, dal Presidente IOR Luca Panzavolta, che ha poi aggiunto: «Siamo orgogliosi, come IOR, di sostenere le giovani eccellenze della ricerca in Romagna: la dott.ssa Spadazzi, Principal Investigator dello studio METADREAM, è una under-40, nata e cresciuta qui da noi. Si parla molto, in Italia, di fuga di cervelli: di specialisti che si formano da noi e poi portano le loro competenze all’estero, dove trovano maggiori possibilità di crescita e considerazione economica. Dare una mano all’IRST a valorizzare le idee che vengono dai ricercatori giovani è un modo per andare controcorrente e tenerci stretti questi bravi professionisti, che sono un patrimonio sia presente che futuro. È una strada che continueremo a seguire, soprattutto ora che presto si laureeranno i primi ragazzi e ragazze che hanno scelto la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Forlì e Ravenna. Eventi come la “Cena delle Stelle” sono molto importanti perché rinsaldano il rapporto dello IOR con la cittadinanza e le comunità alle quali apparteniamo: naturalmente ne approfittiamo per sensibilizzare i partecipanti sull’importanza di tematiche come ricerca, prevenzione, assistenza. La lotta al tumore richiede il coinvolgimento di tutti: non possiamo avere “maglie lente”, dobbiamo stare tutti uniti in questa battaglia. Ogni giorno facciamo passi avanti, scopriamo nuove terapie: c’è ancora da combattere ma mai come oggi sembra che abbiamo intrapreso la direzione giusta verso la sconfitta di questo male. Lo IOR per primo, naturalmente, farà la sua parte».
























































