Una foto pubblicata da Giraldi su Facebook

Ha scelto il ritiro Jader Giraldi. La spalla, che ad un primo esame non sembrava rotta, in realtà ha riportato una frattura, alla clavicola, rendendo di fatto impossibile a Giraldi proseguire la sua avventura in moto alla Dakar. Giraldi aveva a disposizione due giorni di riposo prima di comunicare la propria decisione definitiva alla direzione corsa, ma sarebbe stato tutto inutile.
L’imprenditore faentino è in viaggio verso l’Italia ed ha affidato ad un post su Facebook le sue prime impressioni dopo la conclusione anticipata della sua seconda Dakar.

Giraldi ricostruisce le ultime fasi della sua corsa: “Ieri ero partito molto bene. In soli 60km di dune avevo recuperato con scioltezza una decina di partecipanti e nei successivi altri tre o quattro che si erano persi in un canyon. Alla neutralizzazione incontro Tiziano che avevo raggiunto. il passo era buono.
Come avevo promesso alle mie figlie procedevo senza troppi rischi, dico troppi perché questa gara ti può tradire in ogni momento. Infatti è arrivato il mio, in un fiume in secca, pieno di grosse pietre, la moto mi si è improvvisamente messa in perpendicolare con il senso di marcia e io sono volato. Un attimo, inspiegabile, non capisco l’errore. Per fortuna andavo piano ma trovatomi a terra non sono riuscito a rialzarmi. Il dolore più forte alla gamba destra e ho subito temuto del femore. Ma tastando bene con le mani ho visto che aveva retto, almeno così pareva. Il femore se si rompe si scompone subito perché le fascie muscolari in quel punto sono molto forti. Altro problema la clavicola destra, già rotta anni fa, che ha preso una grossa comprensione. Sono a terra e mi chiama il medico da Parigi attraverso il sentinel. Mi avvicino alla moto, anche essa a terra, e mi chiedono se sto bene e se voglio un medico. Io dico subito di no che provo a ripartire. Chiamatemi fra cinque dieci minuti. Loro insistono ma li convinco. Arriva un’auto che si ferma e mi tira su la moto e mi aiuta ad alzarmi. Sono in piedi con la mia pantera rosa come stampella. Cosa faccio. Non voglio mollare. Provo a camminare ma zoppico. Provo a verificare la mobilità del braccio ma la vedo male. Provo ad alzare la gamba per salire sulla moto ma non riesco a piegarla. Non ci posso credere.
Come sono caduto? Perché sono caduto? Le risposte ora non servono. Cosa faccio provo a risalire…ma dove vado che davanti a me, da brief del giorno prima, ho almeno altri 40 km di pietre che, anche a piena forza, con una KTM rally da 160kg sono una sfida all’equilibrio.
Mi seggo e penso. Questa volta lo scenario non è aggravato dalla mia mente corrotta da un corpo stanco. Lo scenario è reale. Non ci sono alternative. Premo per la mia prima volta il tasto rosso. Game Over”.

Infine una prima analisi sulla Dakar2024, o meglio, sulla marcia di avvicinamento alla Dakar2024: “Questa notte insonne, mi ha fatto ragionare e l’unica cosa che mi sento di dire, per non lasciare la responsabilità al fato, cosa che mi fa sempre incazzare. Anche se gli mette del suo credo che è giusto analizzare bene quelli che sono gli accadimenti e le reciproche responsabilità.
Purtroppo quest’anno sono arrivato meno preparato per due ragioni. La prima, una mia responsabilità, forse sapendo ciò che mi aspettava mi sono allenato leggermente di meno. A ottobre e novembre non ho rinunciato ad impegni di lavoro per fare allenamenti sulla sabbia o in pista con continuità che forse sono mancati. Mi sono probabilmente appoggiato al risultato dello scorso anno. Con il senno di poi avrei dovuto fare qualche presentazione del libro in meno e qualche allenamento in moto in più. Idem il tempo dedicato alla meccanica della moto, per carità indispensabile ha tolto ore e giornate agli allenamenti.
Poi ci si è messa un po’ di sfortuna. A inizio dicembre ho dovuto fare un intervento all’occhio con il laser per un accadimento non traumatico che mi ha costretto a lasciare l’allenamento per quasi tutto il mese.
Risultato dei primi due giorni, fino a metà gara in splendida forma e con un buon passo (così è successo il primo e il secondo giorno) poi nella seconda parte il corpo ha iniziato a cedere, manca di reattività.
Ecco questa è la mia analisi. Questa gara non la fai passeggiando, devi sempre spingere e andare veloce, se vuoi arrivare e se non sei in totale forma rischi quello che mi è successo.
Non è stata sfortuna”.