La Sezione di Faenza di “Italia Nostra”, sempre attenta alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio culturale, non può che rallegrarsi per la riapertura della Pinacoteca Comunale dopo una serie di lavori finalizzati in gran parte alla restituzione di un percorso espositivo cronologico insieme ad un allestimento più funzionale e ad un maggiormente fruibile apparato didattico.

E’ ampiamente documentato come in precedenza lo sviluppo delle arti figurative del territorio almeno fino all’età manierista, col rispetto anche di singole situazioni espositive ormai storicizzate (come la saletta manfrediana e il gruppo del Lombardi), mentre si registra una scelta tesa a presentare contemporaneamente per sommi capi gli indirizzi artistici soprattutto faentini dal ‘700 al ‘900: scelta comprensibile ma che in ogni caso deve fare i conti con gli stessi spazi purtroppo limitati e invariati rispetto all’esposizione precedente e che ha costretto a sfruttare luoghi certamente meno adatti come l’ingresso, oltre a selezionare necessariamente e dolorosamente le opere da esporre dal ‘700 al ‘900.

Essendo poi ormai non più compatibili le precedenti funzioni anche culturali di alcune sale, si auspica un accordo con la Curia diocesana per usi straordinari (conferenze, e concerti) della Chiesa di Santa Maria dell’Angelo, parte integrante dell’antico complesso dei Gesuiti di cui la Pinacoteca occupa parte del convento, ricostituendo idealmente l’unità originaria.

Mentre quindi si dà atto dell’impegno e della volontà di riconsegnare alla città un luogo di straordinaria importanza per la conoscenza del patrimonio soprattutto del territorio, si sottolinea la necessità che l’operazione costituisca non un punto d’arrivo bensì un punto di partenza per un più ampio progetto teso a riconsiderare la complessità del reale e ricco patrimonio della Pinacoteca fino a tutto il ‘900, compresi gli approfondimenti su alcune situazioni italiane ed europee. è il momento di cominciare a pensare a quel progetto condiviso dalle forze politiche e culturali che superi con un’ampia visione e per il bene della città la limitazione del periodo dei mandati delle amministrazioni, la cui necessità andiamo ripetendo da anni come voce che grida nel deserto. è il momento di lavorare in prospettiva individuando le possibili fonti di finanziamento il cui reperimento riteniamo possibile quando c’è la volontà, come ha dimostrato l’evidenza di alcuni casi recenti, individuando un programma di interventi nel tempo e per stralci e valutando ai fini culturali ed espositivi tutti gli spazi esistenti nel Palazzo degli Studi, dagli splendidi sotterranei all’ultimo piano.

E questo per rispetto alla città e al suo reale patrimonio e a quanti hanno generosamente donato nel tempo opere e intere collezioni, nella certezza che ai fini di una crescita culturale la storia artistica della città debba essere rappresentata nelle sue diverse articolazioni ed espressioni.