L’ultima risposta dell’AUSL Romagna alle interrogazioni question time rivolte al sindaco di Ravenna dai consiglieri comunali in carica, è quella datata 10 agosto 2021, giorno dell’ultimo consiglio comunale in scadenza, che ho ricevuto dal direttore generale dell’azienda, Tiziano Carradori, sul tema: “Quanti se ne vanno dal Pronto Soccorso”. Riferivo infatti, chiedendo spiegazioni, di un giorno di fine luglio in cui si contavano 70/80 pazienti nelle 24 ore, con attesa minima di 4-5 ore prima di essere ricevuti dal medico di turno e con poche infermiere non autorizzate ad erogare prestazioni a chi soffre dolore acuto durante l’attesa, nonché di molti che firmano la liberatoria per potersene andare, cercando di contattare il loro medico di base se ci riescono o rivolgendosi piuttosto ad ambulatori e cliniche private a pagamento oneroso, che molti non si possono permettere”.

LA RISPOSTA DI CARRADORI IN GENERALE
Allego la risposta integrale di Carradori, molto puntuale e interessante, perché spazia a tutto campo sul passato, sul presente e sul futuro del Pronto Soccorso di Ravenna, con un quadro che dà conto degli aggiustamenti e miglioramenti introdotti, pur parziali e insufficienti, a fronte dei quali si prospettano la costruzione di nuovi locali per circa 800 metri quadrati e interventi strutturali, radicali e complessi, di ristrutturazione e riorganizzazione degli spazi esistenti. Dovendo necessariamente riassumere molto, i dati fondamentali esposti sono, a mio parere, i seguenti:

  1. il Pronto Soccorso di Ravenna, progettato agli inizi del 2000 per un numero annuale di accessi enormemente basso, è aumentato del 20% ogni anno, fino a raggiungere gli attuali smisurati 100.000, che impongono la necessità di 20 medici e mezzo al giorno in luogo degli odierni 12;
  2. gli accessi, all’origine prevalentemente dovuti ad eventi acuti e traumatologici, oggi, causa l’invecchiamento della popolazione, si caratterizzano invece per la cronicità, fragilità sociosanitaria ed alto numero di patologie per persona, che richiedono tempi più lunghi di trattamento e maggiore complessità assistenziale.

OSSERVAZIONI DI LISTA PER RAVENNA
Carradori sorvola però sulle ragioni strutturali, pur non direttamente attribuibili al suo presente ruolo, che, a proposito della scarsità di professionisti dell’emergenza-urgenza, chiamano in causa carenze di motivazioni e di gratificazione a favore della loro assunzione o permanenza nel Pronto Soccorso di Ravenna, per gli aumenti degli episodi di violenza compiuti contro gli operatori in servizio e/o per gli stati di esaurimento emozionale (burn-out) o forte stress che subiscono; ma, d’altra parte, si dimostra altamente inadeguato il rapporto tra l’ospedale e le attività sul territorio degli specialistici ambulatoriali, dei medici di medicina generale e della Guardia medica, dato che il 60% degli accessi al nostro Pronto Soccorso, come riferisce Carradori stesso, è da codice bianco o verde. Il fallimento delle Case della Salute, che avrebbero dovuto agire come filtro all’accesso in ospedale e fornire le prime risposte di pronto soccorso, è sotto gli occhi di tutti.

ABBANDONARE PER SFINIMENTO IL PRONTO SOCCORSO
Riguardo alla mia domanda specifica sui pazienti che abbandonano il Pronto Soccorso senza avere ricevuto assistenza, Carradori afferma che rappresentano il 5,6% degli accessi, comunque non pochi, riferiti peraltro a giugno 2021, e non a luglio come avremmo preferito per quanto ci era stato segnalato. Uno su 8 se ne va prima della chiusura della cartella clinica, avendo però completato l’iter medico.

Aspettare come minimo 4-5 ore è causa di un fenomeno comunque abnorme. Riguardo ai pazienti che soffrono dolore nella troppo lunga attesa, Carradori ha però spiegato che, grazie alla legge del 2020 su “Ospedale-Territorio senza dolore”, anche nell’ospedale di Ravenna l’infermiere può somministrare paracetamolo valutando l’intensità del dolore, che, se non sufficientemente controllato, richiede il coinvolgimento del personale medico. Dunque il paziente può far valere questo diritto. In riferimento allo specifico della mia interrogazione, Carradori dice che “non sono stati segnalati pazienti affetti da coliche renali che non abbiano ricevuto un adeguato controllo del dolore”, anche se non avevo segnalato episodi del genere.

Riconosco comunque all’attuale direttore generale dell’AUSL Romagna il merito di corrispondere adeguatamente, con giusto tono e apprezzabile approfondimento, alle istanze dei cittadini che