Una nuova stretta è allo studio del governo. Sarà decisa nelle prossime ore e appare inevitabile, perché in Italia la curva cresce e secondo i calcoli dei tecnici continuerà a crescere almeno per un’altra settimana. Nelle prossime ore, dunque, i capi delegazione torneranno a riunirsi per studiare una zona gialla “rafforzata” da far scattare il 7 gennaio, quando tutte le Regioni torneranno in area gialla. Quando, cioè, si esauriranno gli effetti dell’ultimo Dpcm che fissa il lockdown nazionale nei giorni festivi e prefestivi dal 24 dicembre al 6 gennaio.

Le ipotesi sul tavolo, al momento, sono due. Primo: nuovi criteri per l’Rt che permettano di decretare con numeri anche meno emergenziali zone arancioni e rosse regionali. Secondo: un nuovo giro di vite nazionale che potrebbe portare a istituire zone rosse nei fine settimana sull’intero territorio italiano. Significa chiudere bar, ristoranti, negozi, centri commerciali, oltre a vietare i movimenti non essenziali. Per gli altri giorni, si pensa comunque a ulteriori limitazioni alla circolazione intercomunale e interregionale.

Tutto parte dai “giorni leggeri” dello shopping, quelli del periodo che va dal 6 al 23 dicembre, culminato con l’esodo delle vacanze verso Sud. Sono gli stessi giorni, a dirla tutta, che coincidono con quelli del cashback voluto dall’esecutivo. In ogni caso, le attuali proiezioni sembrano indicare che una nuova fiammata è alle porte ed è destinata a durare almeno per un’altra settimana. Poi, si spera, potrebbe vedersi qualche effetto delle restrizioni delle feste, almeno stando ai dati sui movimenti dal 24 dicembre ad oggi. Gli italiani si sarebbero mossi poco nel periodo natalizio, ma non è ancora chiaro quanto peseranno i ritrovi familiari e tra amici.

Senza attendere la scadenza dell’attuale Dpcm, fissato per il 15 gennaio. Ma procedendo con un’ordinanza-ponte (per quanto riguarda il meccanismo dell’Rt) che venga poi assorbita in un decreto. L’alternativa è anticipare direttamente il nuovo Dpcm e vararlo entro il 7 gennaio. In ogni caso, si procederà sui due binari. Il primo, come detto, punta a correggere alcuni limiti del meccanismo che porta le Regioni in zona arancione o rossa. In questo senso, il caso del Veneto è emblematico: da settimane è il territorio più preoccupante d’Italia, ma resta in zona gialla per un incrocio di parametri. L’idea, allora, è intervenire su due criteri: l’incidenza dei positivi ogni centomila abitanti e l’asticella dell’Rt.

Le zone arancioni e rosse scatterebbero con soglie più basse dell’Rt quando l’incidenza dei casi sulla popolazione – calcolata tenendo conto delle ultime due settimane – si mostri superiore a un certo livello, ancora da fissare: di certo, comunque, più alto dell’attuale soglia di “tranquillità” fissata a 50 casi ogni 100 mila (che già oggi tutte le Regioni superano ampiamente). Ma a che livello di Rt scatterebbero le chiusure? Oggi la zona arancione parte da 1,25, quella rossa da 1,5: potrebbero diventare rispettivamente 1 e 1,25 (calando dunque di 0,25).

Se così fosse, in base ai dati di mercoledì scorso finirebbero subito in zona arancione almeno tre Regioni (Calabria Liguria e Veneto) – e proiettate verso il rosso nei monitoraggi successivi – altre tre sarebbero in bilico perché superano l’1, ma non nell’estremo più basso della forchetta (Basilicata, Lombardia e Puglia) e altre tre si candiderebbero alle restrizioni con i dati della prossima settimana, già ballando di pochissimo sotto la soglia di 1 (Emilia RomagnaFriuli Venezia GiuliaMarche). Mezza Italia, in cui sarebbero chiusi bar e ristoranti, banditi i movimenti intercomunali.

C’è poi l’altra cartuccia a disposizione dell’esecutivo: l’idea di rafforzare la zona gialla nazionale. Si prenderà in prestito il modello delle feste fissando per un mese (fino dunque alla prima settimana di febbraio) una zona rossa nazionale nei festivi e prefestivi. Chiusi dunque negozi, ristoranti, bar, vietata la circolazione se non per ragioni motivate. Uno sforzo che servirebbe anche a mettere a regime il pessimo inizio della campagna vaccinale, troppo lento (dalla Calabria alla Lombardia, le percentuali sono ancora bassissime). A questo si affiancheranno nuovi limiti ai movimenti regionali per tutti e, forse, limitazioni all’orario di apertura di alcune attività commerciali sull’intero territorio nazionale.

I due binari – nuovo Rt e stretta nei fine settimana – dovrebbero procedere assieme. Lo decideranno in un vertice di governo i capidelegazione, probabilmente già stamattina. Di certo, la crisi politica non aiuta lo sforzo per contenere la terza ondata. Ma il tempo stringe e il Covid, così come gli ospedali e il personale medico impegnato in prima linea, non attende le verifiche di governo.

fonti da La Repubblica