“La sanità pubblica italiana sta attraversando una crisi senza precedenti, con una fuga di medici che sta colpendo gli ospedali di tutto il Paese, compreso quello di Ravenna. Una situazione che si riflette in turni massacranti per il personale rimasto, liste d’attesa molto lunghe e una crescente difficoltà nell’assicurare un servizio efficiente.
Per quanto riguarda Ravenna, è difficile accettare l’idea che l’ospedale di un comune capoluogo, che serve una comunità di 160mila abitanti, possa perdere la sua efficienza. Soprattutto quando nell’ambito della medesima ASL, lo stesso non accade in queste proporzioni in altri nosocomi. Ovviamente non è una questione di campanile ma di efficenza ed efficace della risposta sanitaria alla domanda di salute. Il nostro ospedale deve tornare ad essere un punto di riferimento per la salute dei cittadini, e anche un appetibile scelta per i medici. Questo richiede un impegno forte sia da parte dell’azienda sanitaria che della politica che, come per nuova palazzina per la Pediatria e l’Ostetricia, sono sicuro che non mancherà né dall’una né dall’altra.
Non possiamo permetterci che le voci che definiscono i numeri positivi come conferma di un sistema che funziona perfettamente solo per chi è sano, perché chi ha patologie, in particolare gli anziani, affronta sempre molte difficoltà, passino per vere.
Non si può pensare di continuare ad avere medici in sottonumero, sottoposti a turni insostenibili e magari costretti a coprire le guardie al pronto soccorso in aggiunta ai loro compiti abituali. Per garantire un’assistenza adeguata, è indispensabile riorganizzare il lavoro negli ospedali, rendendo la struttura più efficiente e creando condizioni che attraggano i professionisti, valorizzandone il ruolo e il contributo. Per questo serve investire in strutture, tecnologie e organici, e il governo deve dare segnali forti in questo senso perché la sanità pubblica è “il baluardo” del sistema sanitario nazionale.
Non voglio credere che il gioco sia quello di indirizzare il sistema verso il privato, seguendo il modello degli Stati Uniti, dove la salute è sempre più un privilegio per i ricchi e potenti mentre per cittadini medi, con l’avanzare dell’età, non si trovano più assicurazioni disposte a garantire l’accesso alle cure. Se è questa la direzione che si intende prendere, allora chiunque voglia percorrere questa strada – si tratti di governo, delle aziende o delle regioni – abbia il coraggio di dichiararlo apertamente.
Altrimenti, è il momento di essere chiari e invertire la rotta dei conti, puntando senza esitazioni su una sanità pubblica che garantisca equità e accesso universale con un governo che investa di più. Non possiamo permettere che la sanità pubblica diventi un lusso, ma dobbiamo lavorare affinché sia un diritto reale per tutti, come previsto dalla nostra Costituzione.
La sanità pubblica non può essere un sistema che si regge solo sulle spalle dei medici e sulle difficoltà dei pazienti: deve essere equa, accessibile e solida, un diritto reale per tutti, non un privilegio per pochi.
E per questo servono più risorse e poche ma inflessibili regole: meritocrazia; organici adeguati con medici per servizio almeno di una unità al di sopra del minimo necessario; strumenti di ultima generazione in ogni unità ed una reale e proficua linea di comunicazione biunivoca tra ospedale e territorio.
Se posso permettermi un paragone calcistico la strada per vincere non può prescindere da questo: invece lo stato attuale somiglia al chiedere ad una squadra quand’anche di serie A (perché la salute non può altro che giocare in serie A e i nostri medici sono di seria A) di vincere una finale con 11 giocatori in tutto (senza riserve) e contro il Real Madrid. E magari con un capitano che non gioca benissimo a pallone pur essendo un ottimo direttore sportivo.
Intanto saluto la riconferma del Dottor Carradori a DG della ASL Romagna, con una continuità che è garanzia di capacità e conoscenza delle problematiche evidenziate.”
Eugenio Fusignani


























































