Documentazione fornita da Alvaro Ancisi

Egregio sindaco, lunedì scorso Le ho rivolto, a nome della famiglia interessata, un’interrogazione question time sul caso, che ho definito “estremo”, dell’accettazione nel Pronto Soccorso dell’ospedale civile di Ravenna di una paziente affetta da infezione di streptococco aureo. Per norma regolamentare, la Sua risposta dovrà pervenirmi entro lunedì prossimo. Avendomi l’AUSL Romagna risposto ieri tramite stampa, si rende ora però necessario che Le fornisca, come segue, gli ulteriori elementi che ne discendono, affinché la Sua esposizione e valutazione dei fatti sia conforme alle giuste attese della famiglia e della cittadinanza.

1.  I contenuti dell’interrogazione, sintetizzati nel titolo: “Disabile ultrasettantenne in barella per 30 ore senza muoversi e senza mangiare”, sono stati confermati dall’AUSL, la quale, riconoscendo “il lungo periodo in cui è stata in carico al Pronto Soccorso”, nonché i “comprensibili disagi relativi all’accoglienza e alla sistemazione logistica”, si è scusata “con la signora e i suoi familiari”, dichiarando anche “l’impegno per migliorare e rendere più veloci ed efficaci possibile i percorsi d’accesso alle cure”, anche col “potenziare gli organici di questo, così come di altri servizi ospedalieri”. La famiglia accetta le scuse e prende atto di tale impegno, essendo suo dichiarato obiettivo non la soluzione di un caso personale, quanto che “non succeda mai più a nessun altro”. Avendo la famiglia stessa elogiato da subito “l’attività dei professionisti, impegnati a fronteggiare l’emergenza continua con ritmi pressanti”, il figlio desidera ora “ringraziare medici, infermieri e OSS, che in questi giorni si stanno prendendo cura di mia madre con grande professionalità”, rivolgendo loro “profonda stima e rispetto per quello che quotidianamente fanno per tutti noi”.

  1. Tuttavia, per senso di giustizia e di verità, da cui un servizio pubblico non può mai transigere, tanto più quando si tratta della vita delle persone, la famiglia non può accettare, senza ulteriori spiegazioni, il resto della risposta, laddove si afferma che, durante il “percorso (di 30 ore) che ha portato al ricovero della paziente…tutti gli esami clinici richiesti dall’infettivologo sono stati effettuati”. Dalla foto di una prima parte della cartella clinica (allegata), che arriva alle 8:54 di sabato 8 giugno, si evince la prescrizione di una Tac all’anca, più volte sollecitata dal Pronto Soccorso stesso, che non è stata effettuata per “il sopraggiungere di numerose urgenze” e che, secondo la paziente, non le è mai stata eseguita. Si può anche notare che sono stati “eseguiti due set di emoculture” per imprecisato “problema tecnico”. Dopo il ricovero nel reparto malattie infettive, avvenuto sabato stesso alle 18,30 circa, è stato deciso, a seguito anche di una consulenza, di effettuare una risonanza magnetica, esame forse più indicato per rilevare il grado di infezione in una paziente in stato ancora febbrile, a volte anche di alto grado. Ieri, essendoci stato molto andirivieni al letto di degenza della paziente, alla quale ora è stato assegnato un materasso antidecubito, si è appreso che giovedì 20 giugno la risonanza magnetica finalmente si farà.

Di qui, la richiesta dei dovuti necessari ulteriori chiarimenti.

 Aggiungo fuori testo un ringraziamento particolare agli organi di stampa per l’informazione diffusa al mio question time, a seguito di cui un largo pubblico ha espresso una serie incredibile di condivisioni e numerosi commenti esclusivamente positivi sull’iniziativa svolta, con l’aggiunta anche, a suo sostegno, di esperienze personali. Le poche eccezioni mi sono state segnalate da facebook (di cui un campione in allegato). Lascio alla sua povertà la considerazione, non meglio esplicitata dall’autrice, che “ad Ancisi non viene mai l’ulcera”, giacché “mai che apra la bocca per dire qualcosa di sensato e di positivo”, nonché quella, pari livello, di un’altra, secondo cui la famiglia “poteva portarla a casa e tornare il giorno dopo”. Meritano però un breve chiarimento due altre.

  • Dire che sarebbe toccato alla famiglia dar da mangiare alla paziente non tiene conto che il digiuno è stato conseguente alla prescrizione della Tac e è comunque consentito solo al personale sanitario.
  • La difesa del personale da presunti discrediti è del tutto fuori posto perché, al contrario, il suo impegno e la sua professionalità sono stati da noi elogiati. Come dovrebbe saper leggere chi si cimenta, lui sì, in attacchi politici ad una persona che, come in questo caso, dà voce a chi glielo chiede, dopo che non gli ha dato risposta chi gliela deve dare.

 Alvaro Ancisi (capogruppo di Lista per Ravenna)