“Dispiace essere cattivi profeti. Il nuovo ponte Grattacoppa sul fiume Lamone, affidato all’impresa RCB il 12 febbraio 2020, avrebbe dovuto essere terminato il 2 marzo 2021. A causa di alcune sospensioni dei lavori autorizzate dal Comune, la data definitiva fu rinviata al 26 dicembre 2022. Alla sua scadenza, il cantiere era però  in alto mare, tanto che il ponte finito è stato consegnato solo il 1° agosto 2023. Nel frattempo, a seguito di una serie di contestazioni col Comune, l’impresa aveva però effettuato delle  consistenti sospensioni dei lavori non autorizzate, per le quali avrebbe pagato, secondo il Comune, delle grosse penali. A fronte del nostro scetticismo, numerose furono al riguardo le assicurazioni dell’assessora ai Lavori pubblici. Sta di fatto che il verbale di chiusura dei lavori ha quantificato in 217 giorni il ritardo addebitabile all’impresa. Per ogni giorno, sarebbe stata imposta una penale di 2.451 euro, per un totale dunque di 524.514 euro. Si potrebbero definire il costo sofferto dalla comunità per i disagi eccessivi subiti nella costruzione del ponte, ma siccome non potevano superare il 10% del valore del contratto, pari a 2.400.000 euro, la penale è stata ridotta, dimostrando l’abnormità del malfatto, a meno della metà, appena 240.000 euro, epperò tutt’altro che facilmente incassabili.

Già il 10 settembre 2021 l’impresa aveva infatti notificato al Comune l’impossibilità di rispettare la data di scadenza, allora fissata nel 22 febbraio 2022, a causa di alcune opere aggiuntive richieste, tra cui, molto impegnative,  le “terre armate” (o “rinforzate”) da realizzare, in luogo dei muri di calcestruzzo, sulle rampe laterali del fiume, alquanto da rialzare. A tal riguardo, il Comune stesso aveva espresso “la necessità di modificare quanto previsto nel progetto a base di gara, con la conseguente redazione di nuovi elaborati e nuovi prezzi, quindi di una Variante in corso d’opera”. Rifiutandosi l’impresa di eseguire questi lavori in assenza della variante, Lista per Ravenna sollecitò più volte che fosse adottata urgentemente. Invece, solamente il 17 marzo 2022, sei mesi dopo, il Comune affidò ad una società di Forlì l’incarico di progettarla, “lato Torri in pietrame, lato Grattacoppa in terra rinverdita”. Approvata dalla Giunta comunale il 21 giugno col nome di Variante n. 2, è stata resa esecutiva con una determinazione dirigenziale addirittura il 12 ottobre, 13 mesi dopo le eccezioni sollevate dall’impresa. Di qui l’origine delle maggiori lungaggini a catena.

Che le penali non sarebbero state pagate supinamente dalla RCB non è stato solo detto e ridetto da Lista per Ravenna. Il 17 novembre, il Comune costituì infatti, al costo di 20.640 euro, un Collegio Consultivo Tecnico (CCT) facoltativo, composto da tre ingegneri esperti in materia, uno del Comune, uno dell’impresa e il terzo, in veste di presidente, concordato tra loro, per “la rapida risoluzione delle controversie o delle dispute tecniche di ogni natura suscettibili di insorgere”. In sostanza per non discuterne in Tribunale.

Sulla parte più pesante, la Variante n. 2 relativamente al discorso “penali”, il CCT ha concluso i lavori il 31 marzo scorso dando ragione all’impresa, affermando, in estrema sintesi, che solo dopo la determinazione dirigenziale del 12 ottobre 2022 “l’ Impresa è stata posta formalmente nelle condizioni di eseguire le nuove lavorazioni, e l’ Amministrazione nelle condizioni di ingiungerne l’esecuzione […].Parimenti ne consegue un differimento dei termini contrattuali […]” nelle già dette dimensioni. Il Comune avrebbe potuto non accettare il verdetto, proseguendo per vie giudiziarie, ma è andata a finire – come scritto nelle righe finali della risposta data il 21 febbraio alla richiesta di chiarimenti da me fatta tre giorni prima – che “le penali quantificate in € 246.000,00 (pari al 10% dell’importo contrattuale) non sono state applicate nel Certificato di Pagamento n.6 ed ultimo”. Senza alcun altro rompitore di scatole, essendo passate tre settimane senza alcuna informazione a nessuno, probabilmente non sarebbe trapelato niente.

Che tecnicamente finisse a tarallucci e vino l’avevo previsto. Il problema è che nessuno risponderà alle domande cruciali sollevate più volte da molte parti, anche dalla gente: perché il progetto è stato sbagliato; chi lo ha sbagliato o non se n’è accorto; perché l’impresa, per porvi rimedio attraverso la variante n. 2, ha dovuto aspettarla 13 mesi dopo averla formalmente richiesta.

Unica certezza è che il conto lo pagano i cittadini.”

Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna)