L’ignobile storia del nuovo ponte sul fiume Lamone in località Torri di Mezzano, detto “Ponte di Grattacoppa”, non è terminata il 1° agosto 2023, quando, con enorme ritardo, l’impresa RCB, esecutrice dell’opera, la consegnò ultimata al Comune di Ravenna. Restavano in piedi le contestazioni reciproche tra Comune ed impresa sulle rispettive responsabilità per il pessimo  e troppo lungo andamento dei lavori, allo scopo di risolvere le quali – senza arrivare a portare i libri in Tribunale – le parti concordarono, il 17 novembre, al costo di 20.640 euro pagato metà per ciascuna,  di costituire un Collegio Consultivo Tecnico (CCT) composto da tre ingegneri esperti.

Il verbale di chiusura dei lavori sul ponte aveva quantificato in 217 giorni il ritardo addebitabile all’impresa rispetto all’ultima data fissata dal Comune. Per ogni giorno, sarebbe stata imposta una penale di 2.451 euro, per un totale dunque di 524.514 euro, che, non potendo, secondo il codice degli appalti, superare il 10% del valore del contratto, erano stati ridotti, dimostrando l’abnormità del malfatto, a meno della metà, appena 240.000 euro. Ho però sempre sostenuto, convinto che l’impresa fosse ben certa delle sue ragioni, che fossero però difficilmente incassabili contraddetto ogni volta dall’Amministrazione.

La parola fine si è dunque trascinata fino alla chiusura del bilancio finanziario 2024 del Comune di Ravenna, quando è stato necessario registrare il Quadro Tecnico Economico finale dell’opera alla luce dei pareri emessi dal suddetto CCT, che qui riassumo: 1) nessuna penale a carico della RCB,  perché ha potuto eseguire la variante n. 2 dei lavori (nuove terre rinforzate sul lato Torri e sul lato Grattacoppa del ponte) solo quando “di fatto l’impresa è stata messa in condizioni effettive di realizzare tali nuove lavorazioni”, cioè “dopo la riapprovazione dei nuovi elaborati di perizia”, anche questo sempre sostenuto da me;  2) dalle numerosissime contestazioni delle due parti sugli aspetti economici, accolte o non accolte, è uscita complessivamente vincitrice ancora la RCB, che si è vista aumentare di 160 mila euro, per risarcimento danni, il totale dei suoi compensi, che le sono stati liquidati, appunto, sull’esercizio 2024.

Quella che potremmo definire “disfatta di Grattacoppa” si concentra nei seguenti dati generali:

  1. affidato ad RCB il 12 febbraio 2020 perché fosse finito il 2 marzo 2021, il nuovo ponte è stato consegnato al Comune di Ravenna con tre anni e mezzo di ritardi, di cui hanno pagato il costo altissimo dei disagi, delle sofferenze e delle maggiori spese di trasporto soprattutto gli oltre 1.500 cittadini di Savarna, Grattacoppa, Conventello e Torri;
  2. il nuovo ponte sarebbe dovuto costare 2 milioni e 800 mila euro: errori di progetto, ritardi e risarcimenti pagati all’impresa costruttrice hanno elevato la spesa finale a 4 milioni e 75 mila euro, 1 milione e 275 mila euro in più.

Che tecnicamente finisse a tarallucci e vino l’avevo previsto. Il problema è che nessuno risponderà alle domande cruciali che ho sollevato più volte: perché il progetto è stato sbagliato?; chi lo ha sbagliato o non se n’è accorto?; perché l’impresa, per porvi rimedio attraverso la variante n. 2, ha dovuto aspettarla compiuta 13 mesi dopo averla formalmente richiesta? Unica certezza è che il conto l’hanno pagato, per mancato servizio e maggiore spesa, i cittadini.